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ViviVenezia

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A cura di Gianluca Anoè

Storia del Carnevale veneziano per immagini: la nascita, i travestimenti, la trasgressione

Il Carnevale è quel periodo dell'anno antecedente la Quaresima, della durata solitamente di qualche settimana, anche se il clou dei festeggiamenti dura in realtà qualche giorno, in cui, con balli, feste e maschere, si ripropongono con tutta probabilità i "Saturnali", quel periodo dell'anno di epoca romana in cui era permessa ogni tipo di trasgressione in barba all'ordine precostituito e alle rigidità morali.

Francesco Guardi "Carnival Thursday on the Piazzetta"

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Giovedì Grasso a Venezia era usanza installare un'enorme struttura lignea in piazza San Marco utile per sparare fuochi d'artificio. In mezzo alla gente la struttura troneggiava, come pure un gruppo di acrobati che si esibivano nelle cosiddette "forze d'Ercole": gli atleti si arrampicavano fin sopra la struttura realizzando una spettacolare piramide umana. Piramide la cui scenografia si completava con coreografia del gruppo di coloro che si lanciavano dal campanile. 

Pietro Longhi "Il Ridotto" (1757)

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Tipica del periodo di Carnevale era la possibilità di giocare al gioco d'azzardo. La Serenissima concesse questo svago nel periodo carnevalesco in particolari luoghi "di perdizione" , i cosiddetti "casini" o "ridotti". In queste stanze c'erano dei veri e propri tavoli da gioco gestiti da croupier dove la nobiltà si riuniva per sperperare una fortuna, oltre che per corteggiare le cortigiane. Il ridotto pubblico più famoso è quello di palazzo Dandolo, aperto a San Moisè nel 1638.

Francesco Guardi "Il caffè Florian"

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Non solo le maschere della Commedia dell'Arte, a Venezia andava (e va) per la maggiore la Bauta, un travestimento composto da mantello nero, tricorno e maschera bianca. Il travestimento e la particolare maschera consentiva di mantenere un totale anonimato, alimentando i desideri e la trasgressione del periodo carnevalesco. Il travestimento andava per la maggiore tra i maschi ma anche le donne si divertivano a celare al loro identità dietro una maschera. Per loro esisteva anche il travestimento della Moretta, la cui maschera nera di velluto si reggeva tenendola con la bocca. Questo impediva una corretta comunicazione, ma aumentava il mistero di chi si celasse dietro il travestimento.

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