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Venerdì, 26 Aprile 2024
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A cura di Gianluca Anoè

"La vecia del morter", di come una anziana salvò la vita al Doge

Siamo nel 1310, l’obiettivo è quello di rovesciare il governo del doge Piero Gradenigo. I rivoltosi si presentano nella marzaria del rologio, a pochi passi da Piazza San Marco. Quello che si prospetta è uno scontro sanguinolento, che avrebbe deciso il destino della Repubblica.

Il tumulto e le grida erano molte, e anche una vecchia signora si affacciò alla finestra, per vedere cosa stesse succedendo: spaventata per il clima di tensione che intravide, spinse accidentalmente col gomito un pesante mortaio in pietra, che andò a finire contro uno degli alfieri della rivolta, Beomondo, che morì sul colpo.

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Tutti i rivoltosi, spaventati per non avere più una guida, si dileguarono in fretta, mentre il Doge volle premiare l’anziana donna, Giustina Rossi, per avergli salvato la vita, oltre che il destino della Repubblica. Da allora, la donna fu autorizzata, in ogni giorno solenne della città, ad esporre proprio alla sua finestra il vessillo di San Marco.

Nel 1841, nel Sotoportego del Cappello fu posta una scultura rappresentante la vecchia, nota da allora come la “vecia del morter”. Quella donna che salvò, del tutto inconsapevolmente, la vita al Doge.

"La vecia del morter", di come una anziana salvò la vita al Doge

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