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A cura di Gianluca Anoè

La storia di Veneranda Porta, la killer della Serenissima che uccise e mutilò il marito

Tutto ebbe inizio nel 1779, al pozzo di San Trovaso. Era un lunedì come tanti altri quando una popolana getta la secchia nel pozzo per prendere l'acqua. Gira la manovella, ma si accorge subito che qualcosa non va. Pare infatti che qualcosa sia incastrato, fino a quando, imprimendo molta forza, riesce a far risalire il secchio, colmo di un liquido denso. E scuro. Si tratta di sangue.

Al suo interno, una schiena umana, insanguinata, senza gambe, braccia, né testa. Si trattava del corpo mozzato di un uomo. La donna, sconvolta ed ammutolita per la macabra scoperta, su consiglio della custode del pozzo mette il corpo all'interno del sacco che porta con sé e lo porta a Palazzo Ducale. Gli agenti della Quarantia Criminal informano la donna che poco prima un gondoliere aveva rinvenuto una testa, della gambe e delle braccia, urtate col remo della propria imbarcazione.

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I magistrati ordinano quindi di ricomporre il corpo e imbalsamarlo. Il cadavere viene poi esposto nel Ponte della Paglia, senza che nessuno lo riconosca. Ma le forze dell'ordine dopo aver ricontrollato il corpo, ritrovano una lettera molto lunga, nascosta tra i capelli dell'uomo. Alla fine del testo, una firma: V. F. G. C., che un tale Giovanni Cestonaro riconosce essere la sigla usata per la corrispondenza dal fratello Francesco. È lo stesso Giovanni a spiegare che il fratello si sposò con Veneranda Porta, in quello che fu a tutti gli effetti un matrimonio di interesse. La donna, inoltre, lo tradiva con continuità con un cameriere di Udine.

La Quarantia dirama quindi l'ordine d'arresto per Veneranda e l'amante, condotti in carcere dopo un lungo supplizio nella Camera del Tormento, durante il quale confessano il proprio delitto. La donna verrà impiccata, il suo complice, invece, decapitato, per l'omicidio di Francesco Cestonaro.

La storia di Veneranda Porta, la killer della Serenissima che uccise e mutilò il marito

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