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Venerdì, 19 Aprile 2024
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A cura di Gianluca Anoè

Il veneziano era l'inglese del '500: motti e termini fino in Turchia

Se ti vedi el Gran Turco, pàrlighe in venezian: questo invito, che a noi oggi appare quanto mai inconsueto, era un motto comune nella Istanbul del Cinquecento, dove diplomatici e interpreti non solo italiani potevano liberamente comunicare con il Sultano nella lingua di Venezia.

Il veneziano insomma era l’inglese del Mediterraneo. Il motivo è che, tra il Medioevo e l’Età moderna, la progressiva affermazione della Serenissima nel Mediterraneo orientale era stata responsabile di una diffusione senza precedenti del veneziano, che veniva capito e spesso anche parlato e scritto non solo nelle colonie direttamente amministrate da Venezia (come Zara, le isole Ionie e Creta), ma anche nei territori limitrofi, quindi anche nei possedimenti dell’acerrimo nemico ottomano.

Alle complesse e affascinanti dinamiche dell’irradiazione del veneziano nell’Adriatico orientale e nel Levante è dedicata una giornata di studi che si terrà all’Università Ca’ Foscari Venezia in Aula Baratto il 9 dicembre, il cui titolo è “De là da mar. Per una storia del veneziano in Oltremare” (DETTAGLI).

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In tutto il Levante il veneziano circolava come lingua internazionale della navigazione, degli scambi commerciali e persino della diplomazia: lo testimoniano da un lato i numerosi documenti conservati all’Archivio di Venezia e in molti altri archivi di paesi mediterranei; dall’altro le moltissime parole di origine veneziana passate al croato, all’albanese, al greco, all’arabo e al turco. Ancora oggi, del resto, i turisti veneti in vacanza in Grecia restano spesso sorpresi dell’“aria familiare” di molti vocaboli, da karekla ‘sedia’ a katsavidi ‘cacciavite’ fino a pirouni, che nel dialetto greco di Cipro indica la ‘forchetta’, cioè il veneziano piron.

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