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Martedì, 5 Dicembre 2023
Cronaca Santa Maria di Sala / Via Caltana, 169

Tom Village tenta il concordato. Almeno per 50 non c'è speranza

Sindaco Fragomeni: «Polo economico salese a rischio? Dopo 90 giorni di Covid sfido chiunque». Al primo cittadino metropolitano: «Stimo Brugnaro, è un bravo imprenditore. Una parola detta da lui può fare tanto»

Prima Tom, poi la bomba Piarotto con 90 dipendenti a casa. Non c'è pace per Santa Maria di Sala. Oggi, venerdì 3 luglio, di nuovo Tom con l'incontro in Regione e indiscrezioni sul futuro del centro moda. «In merito alle difficoltà dello store, abbigliamento e arredo ex Tom Tommasini, dopo i mesi di sospensione delle attività per lockdown, Tom Village spa ha comunicato di aver presentato istanza di concordato (uno strumento che consente all'imprenditore commerciale in stato di crisi o insolvenza di presentare un piano ai creditori, per evitare il fallimento, con garanzie di continuità aziendale o vendita del patrimonio)», commenta l'assessore al Lavoro Elena Donazzan della Regione, al termine del tavolo. Secondo indiscrezioni però, Tom non avrebbe i requisiti per ottenerlo.

I cambi

All'incontro, chiesto delle organizzazioni sindacali, c'erano i rappresentanti di Tom Village, la società che gestisce il complesso commerciale, quelli dei lavoratori (sigle Cgil, Cisl e Uil del comparto), circa 170 dipendenti, e il sindaco di Santa Maria di Sala, Nicola Fragomeni. Tom Village ha dichiarato di voler garantire la continuità alle attività aziendali e ha confermato la situazione di sofferenza finanziaria aggravata dall’emergenza sanitaria ed economica del Covid 19. La società redigerà il piano concordatario per rendere sostenibili le attività del centro commerciale e riuscire a tutelare il maggior numero possibile dei posti di lavoro. In concreto, Tom Village intende dare in affitto gli immobili, probabilmente ancora di proprietà dell'emiro arabo Yousef Al Bahar, che ne acquistò l'80% delle quote nel 2016. Potrebbe aver preso lui l'iniziativa di liquidare l'amministratore delegato Luigi Ardizzoni e l'altra figura gestionale Renato Celotto, nei giorni scorsi. Sull'appartenenenza della restante quota del Tom Village non si hanno informazioni certe. Ad Ardizzoni è subentrato, nello stesso ruolo di amministratore delegato Tom Village spa, Jimmy Greselin. Mentre la direzione di Clt Fashion group srl, l'altra fetta dell'ex centro Tommasini abbigliamento, è andata ad Alessio Mattia D’Imporzano, lo stesso dell'outlet Cantieri del Doge (del centro commerciale Prisma).

Da sindaco a sindaco

Il sindaco Fragomeni non parla di crisi del polo economico cittadino, «è difficile dire, dopo 90 giorni di Covid, sfido chiunque a non avere difficoltà. Di sicuro per Tom siamo preoccupati, come per Piarotto e siamo vicini a lavoratori e famiglie. La cosa positiva dell'incontro in Regione è che Tom, nel dar in locazione le sue proprietà ad altre attività, ha chiesto una garanzia di presa in carico di almeno di un centinaio degli ex lavoratori del centro moda». Poi tra prepensionamenti e uscite anticipate, si hanno almeno 50 lavoratori a rischio licenziamento. «Siamo fiduciosi - continua il sindaco - per l'arrivo di una nuova gestione che, se capace di fare il proprio lavoro, possono dare un futuro a questa realtà, così importante per la nostra comunità. Il sindaco metropolitano Luigi Brugnaro, imprenditore capace che gode della mia massima stima, ne sa di aziende, sa cosa deve fare e sono sicuro che potrebbe dire una buona parola: detta da lui farebbe molto».

Il caso

Assieme alle difficoltà di lavoratori e collaboratori che hanno ruotato attorno al Tom Village sono arrivate le segnalazioni, di chi ha cercato di portare testimonianza della situazione vissuta al centro moda, come si legge in questa dichiarazione:

«Ho lavorato per loro da settembre 2019 a marzo 2020 creando il sito e sviluppando tutti i canali social, poi ho chiuso il rapporto dato che non sono stata pagata né il mese di febbraio né quello di marzo. Da dicembre 2019 il mio rapporto di lavoro, invece di evolvere verso una regolarizzazione, si è trasformato in “lavoro nero”. Avrei dovuto drizzare le antenne davanti a situazioni che, chiaramente, non erano limpide. Troppo tardi».

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