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Cronaca

Venezia finisce di nuovo sott'acqua, Brugnaro: «Per il Mose servono protocolli più rapidi»

Le previsioni di ieri parlavano di un picco di 125 centimetri, ma le condizioni meteo sono peggiorate: toccati i 138 centimetri. Anche Chioggia allagata. Da mercoledì mattina fino a venerdì marea sostenuta: nella notte attivazione del Mose

Il picco massimo si è raggiunto alle 16.25 con 138 centimetri a Punta della Salute. Otto dicembre 2020: Venezia finisce di nuovo sott'acqua. Una nuova acqua alta che mette ancora più in ginocchio le attività del centro storico, che già hanno dovuto fare i conti con l'«acqua granda» dell'anno scorso e con le conseguenze dell'emergenza sanitaria in corso. Il Mose, a differenza dei giorni precedenti, non è stato attivato. Le previsioni, infatti, inizialmente avevano lasciato intendere che la marea avrebbe raggiunto i 125 centimetri ma le condizioni meteo sono peggiorate rapidamente nelle ultime ore, per cui non c'è stato il tempo di sollevare le paratoie. Anche Chioggia si è completamente allagata: il tempo di preavviso non è stato sufficiente per proteggere le due città. Il provveditore Cinzia Zincone ha spiegato: «Perché oggi il Mose non è stato azionato? Siamo in una fase sperimentale, nella quale si alza quando c'è una previsione di 130 centimetri: l'allerta viene data 48 ore prima, per permettere non solo di emettere le ordinanze per la navigazione ma anche per convocare le squadre operative».

Il sindaco: «Necessari protocolli più rapidi»

«C’è stato un aumento della marea a causa di fattori contingenti. Il vento dalla Croazia è cresciuto molto, non era previsto - commenta il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro -. Per attivare il Mose ci vuole più tempo. Probabilmente va rivista la cabina di regia, dobbiamo essere più reattivi se le previsioni peggiorano e servono protocolli più rapidi. Siamo tutti operativi e seguiamo l'evolversi della situazione. Stiamo lavorando per attivare il Mose stanotte in previsione del picco di domani». Secondo le previsioni per le prossime ore, a causa dell'insistenza del vento la marea defluirà molto lentamente. Il prossimo massimo, tra i 125 e i 130 centimetri, è previsto per le 7 di mercoledì 9 dicembre. A quel punto, però, il Mose dovrebbe essere attivo. Il sindaco ha anche evidenziato il costante coordinamento «con il commissario, il provveditore, la capitaneria di porto e il prefetto: ma è un discorso di organizzazione, dobbiamo accorciare la catena di comando». Domani, mercoledì, bisognerà pensare anche alle navi: «Andranno abbassate le barriere a Malamocco per farle entrare e uscire», ha detto Brugnaro.

Attività commerciali in ginocchio

«Siamo molto sconcertati. La chiusura del Mose nei giorni scorsi aveva dato un minimo di certezze a chi ha attività in centro storico, ma oggi è stata una doccia fredda - dice Cristina Giussani, presidente Confesercenti Metropolitana Venezia Rovigo -. Sappiamo bene che le chiusure sono ancora in fase sperimentale e che la chiusura è prevista con una marea di 130 centimetri, ma allora ci si domanda se davvero nel 2020, e dopo quello che è successo lo scorso anno, sia possibile sbagliare la previsione di 20 centimetri abbondanti». Lo stesso si chiede Alex Bazzaro, consigliere comunale e deputato (Lega Nord): «Oggi a Venezia non è stato alzato il Mose nonostante i 138 cm di alta marea. Motivazione: nessun ok da Roma tramite la nuova Autorità per la Laguna creata ad agosto e che nessuno di noi voleva - dice -. Il nostro diniego non mai stato è un semplice capriccio ma una previsione».

Reazioni

Per il sottosegretario all'Economia e consigliere comunale di Venezia, Pier Paolo Baretta, «è sbagliato decidere di alzare il Mose a quota 130 centimetri. Bisogna scendere sotto questa soglia, occuparsi dei marginamenti e della gestione portuale con soluzioni alternative (gronda o aperture parziali), individuare anche soluzioni che permettano di azionarlo in tempi più stretti». Il consigliere comunale Gianfranco Bettin ha evidenziato che «il Mose non è la macchina migliore per fronteggiare repentini mutamenti del meteo, per l’elefantiaca modalità di azione, perché comunque non protegge le parti basse della città, perché se si chiude poco o per niente non difende Venezia, e se invece si chiude troppo colpisce l’equilibrio dell’ecosistema». Il senatore e coordinatore veneto di Fratelli d'Italia, Luca De Carlo, ha attaccato: «Davvero non si poteva alzare il Mose ed evitare di umiliare ancora una volta la più bella città del mondo? Basta centralismo arrogante e prepotente, la gestione del Mose passi subito a Venezia». Il consigliere Giovanni Andrea Martini ha parlato di «una brutta presa in giro per tutta la città. Si è deciso di far “andar sotto” i negozi, le attività, i piani terra». (Sotto: video da Chioggia).

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