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Cronaca

Caro affitti degli alloggi pubblici, si apre uno spiraglio: «Correttivi caso per caso»

Speranzon: «Fiducia nella revisione della legge che abbiamo chiesto e la Regione ha accolto. Chi non supera i 20 mila euro di Isee paga in media 129 euro a Venezia». Entro settembre allo studio richieste e criticità

Canoni aumentati, anche di molto, per numerosi inquilini degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, e da oltre una settimana divampano proteste, richieste di aiuto, commenti e polemiche in tutto il Veneto. Martedì arriva uno spiraglio. Ad aprirlo è l'assessore al Sociale della Regione, Manuela Lanzarin: «Vogliamo fare in modo che la nuova metodologia di calcolo non penalizzi le fasce più deboli, gli anziani, i disabili, i genitori soli con figli. Su oltre 42 mila assegnatari di un alloggio pubblico in Veneto, la casistica varia anche a seconda dei territori e delle strategie di Comuni e Ater. Per questo abbiamo istituito sette nuclei territoriali, allargati alla partecipazione dei Comuni. Dovranno aiutarci a trovare precise soluzioni, al tempo stesso eque ed omogenee, per garantire parità di acceso e di trattamento agli attuali assegnatari, nonché possibilità di accesso ai 14 mila potenziali che da anni sono in attesa». L'impianto della legge non si tocca insomma, fa capire Lanzarin. Entro fine settembre i presidenti Ater delle province dovranno esaminare, caso per caso, le posizioni degli inquilini, affrontare i casi critici e proporre al tavolo di monitoraggio regionale e alla giunta eventuali proposte di modifica.

Nel capoluogo

Tirano un sospiro di sollievo i cittadini ma anche gli Enti territoriali, spesso chiamati in causa nei giorni scorsi sul caso. Il presidente dell’Ater di Venezia, Raffaele Speranzon, si dice «felice della sensibilità dimostrata dall’assessore Lanzarin, da mesi ci interfacciamo indicando in tutti i tavoli che la strada giusta è proprio quella di applicare dei piccoli correttivi alla normativa, che non stravolgano l’impianto ma che prendano in considerazione variabili e situazioni particolari del veneziano. Dal primo luglio sono entrati in vigore i nuovi canoni per gli inquilini di edilizia residenziale pubblica, come previsto dalla legge regionale 39 del 2017. L’Ater di Venezia si attiene alle disposizioni e ha inviato ai propri inquilini la comunicazione formale sull’entrata in vigore dei nuovi contratti di locazione». «Dopo le prime voci di protesta degli inquilini veneziani abbiamo chiesto, insieme alla consigliera Francesca Zottis del Pd, l’audizione al presidente Speranzon e della vicesindaco Luciana Colle in commissione - sottolinea il consigliere Bruno Pigozzo -. Quindi l’assessore Lanzarin e lo stesso presidente Zaia hanno dichiarato che erano necessarie modifiche alla normativa per rimediare agli errori».

Reddito e patrimonio

A fronte delle nuove disposizioni dettate dalla normativa, in base all’Isee del nucleo familiare che prende in considerazione la situazione reddituale e la situazione patrimoniale, una parte di inquilini Ater ha visto un aumento dell’affitto, e un’altra una diminuzione. «Abbiamo i numeri e le istanze degli inquilini che perderebbero i diritti di rimanere nelle case popolari – spiega Speranzon – abbiamo evidenziato tutti i casi e le variabili. Ci siamo confrontati ai tavoli con le altre Ater del Veneto, abbiamo partecipato alla commissione consiliare in Regione e alla prima seduta del tavolo tecnico regionale. Fermo restando che – aggiunge Speranzon – siamo tutti d’accordo sul fatto che chi può permettersi una casa privata o chi pensa di stare in una casa dell’Ater pur avendo centinaia di migliaia di euro in banca deve assolutamente lasciare l’alloggio popolare a chi ne ha diritto. Invitiamo - conclude Speranzon - a chiamare gli uffici e prendere appuntamento per avere delucidazioni, soprattutto chi ha riscontrato “stonature” rispetto alla propria posizione Isee, e chi non ha ancora regolarizzato e definito la propria posizione perché carente di documentazione. Non penalizzeremo i soggetti e i nuclei familiari in condizione di fragilità socio-economica». Il dato sulla morosità diffuso da Ater Venezia, aggiornato al 31 maggio 2019, è di 4.472.213,20 euro: quasi 4 milioni e mezzo. La percentuale di morosità di competenza dell'Ater di Venezia è pari al 7,36%, ed è scesa di circa 0,6% rispetto al 2018 grazie ad azioni mirate.

I dati veneziani

Gli inquilini assegnatari dei 7.565 alloggi Erp (Edilizia residenziale pubblica) che hanno avuto un aumento del canone d’affitto sono 6.170, mentre quelli che hanno avuto una diminuzione del canone sono 1.395. Per chi non supera i 20 mila euro di Isee, il canone medio di affitto nelle case Ater di Venezia è di 129 euro. Sempre per chi resta all’interno dei 20 mila euro dell’Isee, il range di aumento è di circa 50 euro al mese. Per coloro che invece hanno avuto una diminuzione, il calo medio, rispetto a prima, è di circa 100 euro al mese. Nel totale ci sono circa 1.400 gli inquilini assegnatari che non hanno compilato correttamente la modulistica o presentano delle anomalie da verificare, per cui il possesso dei requisiti per rimanere nell’alloggio pubblico resta da definire. L’affitto minimo è fissato a 40 euro al mese.

Residenzialità a Venezia

«L’obiettivo della legge regionale - spiega Speranzon - non è penalizzare le fasce deboli, ma garantire un alloggio a condizioni di favore a chi ne ha bisogno, accompagnando gli inquilini con maggiori possibilità economiche a rivolgersi al libero mercato delle locazioni. Per i singoli casi di particolare fragilità sociale – rimarca Speranzon – e in particolare per i nuclei dove sono presenti disabili e anziani in età avanzata, l’Ater è impegnata a valutare e adottare le soluzioni di maggior tutela per l’inquilino. Su Venezia, in particolare, contiamo di poter approfondire le particolari esigenze di residenzialità, dove oltre alla pressione turistica, sul livello degli affitti, c’è un’elevata età media degli inquilini nelle case popolari. Con l’età sempre più avanzata degli utenti si presentano anche necessità e difficoltà di adeguare gli alloggi alle persone con disabilità. Situazioni, queste, che richiedono una specifica attenzione di tutela e salvaguardia». Informazioni sul rinnovo del contratto e il calcolo del canone si possono ottenere solo per appuntamento, da concordare con i dipendenti dell’Ater, telefonando ai numeri 041.798817 e 798857 il martedì e il giovedì dalle 15 alle 17. È stata inoltre stata attivata la casella di posta elettronica canoni@atervenezia.it.

I nuclei tecnici di analisi

I sette nuclei, coordinati ciascuno dal presidente dell’Ater della provincia di riferimento, dovranno esaminare, caso per caso, le posizioni degli inquilini, affrontare i casi critici e proporre al tavolo di monitoraggio regionale e alla giunta, entro il termine massimo del prossimo 30 settembre, eventuali proposte di modifica della legge di riordino dell’edilizia pubblica residenziale e del suo regolamento applicativo. Dovranno esaminare tutte le posizioni di inquilini con reddito Isee non superiore a 15 mila euro e con un patrimonio che non superi i 100 mila euro che, con il nuovo sistema di calcolo, si siano visti aumentare il canone di almeno il 30 per cento. Dovranno, inoltre, esaminare i casi specifici su richiesta dei singoli inquilini. I casi relativi all’applicazione del canone minimo (40 euro) saranno invece di competenza dei Comuni e delle Ater che possono attivare i rispettivi fondi di solidarietà per le persone meritevoli di tutela sociale.

La riforma e primi risultati

Nella prima fase di applicazione della norma risultano 39.733 i nuclei familiari che hanno regolarmente documentato redditi e patrimoni, mentre 2857 assegnatari di un alloggio pubblico non hanno ancora presentato la dichiarazione Isee, richiesta dalla legge per documentare la situazione reddituale e patrimoniale del nucleo. Questo dato è in continua evoluzione in quanto gli inquilini sono stati invitati sia dalle Ater che dai Comuni a provvedervi. L’85,34 per cento (cioè in 33.910) degli inquilini ha presentato un Isee-Erp inferiore ai 20 mila euro. Per gli altri 5.823 (cioè il 14,66 per cento degli assegnatari) ci sono due anni di tempo per mettersi in regola rispetto al tetto reddituale-patrimoniale previsto dalla legge o per trovarsi un nuovo alloggio, ricorrendo al libero mercato o ai piani straordinari di vendita delle case pubbliche.

Risparmi da un milione di euro

«Stanno emergendo anche alcuni casi limite – dice l’assessore Lanzarin – , ad esempio assegnatari con un milione di euro di risparmi dichiarati che pagano canoni mensili di 250 euro o addirittura di 115 euro per alloggi di 100 metri quadri, oppure casi di inquilini con oltre 340 mila euro di risparmi che hanno pagato sinora 10,87 euro di affitto al mese. Rispetto al precedente sistema di calcolo dei canoni, i nuovi canoni mensili registrano un aumento medio di 28,55 euro per gli assegnatari con Isee-Erp inferiore ai 20 mila euro. Per gli assegnatari con Isee maggiore di 20 mila euro l'aumento medio è di 134,47 euro. I canoni al minimo, cioè pari a 40 euro a mese, sono 1695. Per 7.127 inquilini, vale a dire per quasi un quinto del totale degli assegnatari, i nuovi canoni sono addirittura inferiori ai precedenti – sottolinea Manuela Lanzarin –. È un dato che conferma come la riforma stia introducendo parametri di maggior equità e sostenibilità economica, anche per gli assegnatari».

Contestazioni

Già annunciate: venerdì 9 agosto, alle 18.30, promosso un sit-in assemblea di inquilini al parco Emmer di Marghera per dire: «No agli aumenti indiscriminati degli affitti nelle case di edilizia residenziale pubblica, no alle nuove norme sulla mobilità obbliga­toria e sulle verifiche quadriennali, e alla vendita degli alloggi pubblici sul mercato privato. La Lega si preoccupa tanto dei furbetti delle case popolari (una infima minoranza) ma dovrebbe preoccuparsi ancor di più dell’evasione fiscale miliardaria che c'è nel Veneto, di cui però non pare proprio prendersi cura. Invece, bastona i ceti popolari con aumenti degli affitti insostenibili. Un attacco violento ai salari e alle pensioni. La Regione, la Lega, stanno facendo marcia indietro su qualche aspetto, ma rimane l'impianto di fondo. Il nostro obiettivo, votato nelle assemblee, è l'abrogazione della legge».
 

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