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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Aggrediti due poliziotti in carcere. Il sindacato: «Serve un reparto per gli psichiatrici all'ospedale»

Carrano (Uspp): «Le statistiche degli eventi critici e delle aggressioni sono in costante aumento. Avviare la fase sperimentale del circuito chiuso dei detenuti di difficile adattamento come da circolare»

Ancora aggressioni ai danni dei poliziotti del carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia. A darne notizia è il segretario regionale dell'Unione dei sindacati della polizia penitenziaria Umberto Carrano. «Ieri pomeriggio un detenuto magrebino ricoverato all'ospedale psichiatrico di Venezia, non nuovo a questi simili episodi anche all'interno del carcere, ha aggredito il personale in servizio rompendo una sedia e colpendo due agenti. Solo grazie ad altro personale di rinforzo intervenuto dal carcere si è potuto evitare il peggio, mettendo in sicurezza l'area e il personale coinvolto. Entrambi i poliziotti sono dovuti ricorrere alle cure sanitarie al Pronto soccorso. Solidarietà ai colleghi con l'augurio di pronta guarigione - dice il segretario del Uspp Triveneto - . All'interno delle nostre strutture ci sono troppi detenuti psichiatrici, la chiusura dei reparti specialistici si è rivelata un fallimento perché ha messo a nudo l'inefficacia degli attuali sistemi di gestione, inidonei per la gestione di queste persone».

Una situazione denunciata da tempo. «Le nostre richieste restano inascoltate - dice Carrano - gli appelli non trovano attenzione dal ministero della Giustizia. Le statistiche degli eventi critici e delle aggressioni sono in costante aumento, ci troviamo di fronte oramai davanti ad un sistema che non garantisce più quei standard di sicurezza minimi previsti. A nostro avviso le priorità per mettere in sicurezza il lavoro della polizia penitenziaria, sono gli adeguamenti degli organici, l'individuazione di strutture idonee per gli psichiatrici, e l'interessamento da parte del Usl, Regione Veneto e Amministrazione penitenziaria per l'apertura di un apposito reparto all'ospedale di Venezia per accogliere detenuti che necessitano di assistenza ospedaliera, ma in totale sicurezza di tutti gli operatori». La direzione, aggiunge il sindacato, non ha ancora attivato la chiusura dei detenuti come previsto da una recente circolare pilota del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), mentre Venezia in questo era stata indicata come città pilota per testare il circuito chiuso dei detenuti di difficile adattamento. «Senz'altro uno strumento per evitare aggressioni al personale».

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