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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Gli albergatori alzano la voce contro Airbnb: "Venezia tra le città che soffrono più di tutti"

Un'indagine di Federalberghi pone il capoluogo lagunare al quarto posto tra le città italiane con più offerta. Michielli: "Concorrenza sleale, nel settore c'è un sommerso da far spavento"

La rivolta contro il "sommerso" nel mondo del turismo continua. Le associazioni di categoria alzano di nuovo la voce contro i portali paladini della cosiddetta "sharing economy", in cui la promessa è di condividere esperienze con l'utente. "Il sommerso nel nostro settore fa spavento", attacca Marco Michielli, presidente regionale di Federalberghi e vicepresidente nazionaale dell'associazione - Il Veneto tra i territori più infestati dall’abusivismo. Urge un intervento per frenare il fenomeno”. Le strutture ricettive "classiche" soffrono della concorrenza di portali come AirBnb, che mette a disposizione migliaia di alloggi "alternativi" rispetto ai canali tradizionali. "Io la chiamo 'shadow economy', una nebbia che avvolge migliaia di attività ricettive definibili, nel migliore dei casi, 'border line'", continua Michielli. 

Tra le città italiane maggiormente interessate dal fenomeno c’è Venezia, con 5.166 alloggi (è al quarto posto dopo Roma, che ne ha 23.889, Milano con 13.200 e Firenze con 6.715). "Ad agosto 2016, nel Veneto risultavano disponibili su Airbnb 12.740 alloggi - continua la nota di Federalberghi - di cui 8.650 riferiti a interi appartamenti, 9.919 disponibili per più di 6 mesi, 8.039 gestiti da host che mettono in vendita più di un alloggio". E' stata presa come esempio una giornata di agosto 2016, quando in Italia sarebbero state in vendita in Italia 222.786 strutture (erano 234 nel 2009), con una crescita esponenziale alla quale non farebbe seguito una significativa variazione del numero di attività ufficialmente autorizzate (le strutture extralberghiere censite dall’Istat erano 104.918 nel 2009, oggi sono a quota 121.984 per una differenza di oltre 100.000 unità). 

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“Numeri che rivelano vizi e bugie di un sommerso che fa della concorrenza sleale il suo punto di forza – continua il presidente di Federalberghi Veneto – Punto primo, non è vero che si condivide l'esperienza con il titolare: la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all'affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno. Punto secondo, non è vero che si tratta di attività occasionali: la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno. Punto terzo, non è vero che si tratta di forme integrative del reddito: sono attività economiche a tutti gli effetti, che molto spesso fanno capo ad inserzionisti che gestiscono più alloggi. Quarto e ultimo, non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta: gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali”.

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Il settore alberghiero "ufficiale", anche a Venezia, non può che soffrirne: "Il consumatore è ingannato due volte – conclude Michielli - viene tradita la promessa di vivere un'esperienza autentica ed eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività, del mercato. A farne le spese non sono tanto le imprese tradizionali, quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza”.

Alla crociata prende parte anche Ava, Associazione veneziana albergatori. Il suo presidente, Vittorio Bonacini, dichiara: ”Dall’indagine di Federalberghi nazionale emerge un dato sorprendente: il mercato del sommerso non solo è fonte di sommerso e concorrenza sleale nei riguardi degli imprenditori che pagano le tasse, rispettano le regole e danno lavoro a terzi; ma si pone anche un problema di sicurezza sociale per il flusso non controllato di persone all’interno di alcune abitazioni”.

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