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Dopo omicidi e rapine Rizzi parla col cuore: "Ragazzi, non buttatevi via"

Il "Deutsch", in carcere per il tentato omicidio di Massimo Zennaro, davanti al patriarca racconta la sua storia: "Ti senti una spugna vuota, rimani solo come un cane. Non fatelo"

Ammette le sue responsabilità. Ammette di essersi sentito come una "spugna spremuta e vuota". Di essersi sentito "solo come un cane". Alessandro Rizzi, quell'Alessandro Rizzi, il "Deutsch", chiamato così per via dei suoi capelli biondi, ora è un uomo diverso.

Il passato tra rapine, droga e sparatorie in laguna, come quella del tentato omicidio di Massimo Zennaro nell'estate del 2008 che l'ha riportato in gattabuia, torna ogni giorno alla mente. E ora che i capelli sono bianchi e che ormai gran parte della vita se n'è andata si redime. Davanti ai "colleghi" detenuti. Davanti al patriarca Francesco Moraglia in visita natalizia al carcere di Santa Maria Maggiore. Quello che importa non è tanto la sua vita, ma quella di tanti giovani che attirati dai soldi facili possono essere tentati di delinquere.

"Devo riconoscere che nella mia storia c'è stato più male che bene - afferma - Non buttate via la giovinezza. Dedicatevi a un lavoro onesto, non perdetevi nella droga. Pensate anche ai genitori che soffrono. Non fate come me, perché vi sentirete spugne spremute e vuote".

Sono parole di chi si è visto la famiglia sterminata dalla Mala di Felice Maniero. Due fratelli e un cugino sono morti nella faida tra bande. E tanti altri "amici" si sono persi. Non ci sono più: "Pino e Ciano sono stati uccisi, Massimeto l'ha fatta finita, Andrea si ritrova con tanti problemi, Alfredo non sappiamo se veramente sia scivolato in acqua - l'elenco è lungo - Due dei miei fratelli e un mio cugino sono stati uccisi dalla mala".

Non fatelo. Questo è il messaggio. Parola di uno che ha conosciuto il male, di uno che fu un bandito vero. Cresciuto tra rapine e furti fin da ragazzo. Anche se molto, forse troppo, è stato perso, Rizzi ha ancora una cosa da difendere. Un figlio che non deve prendere la strada del padre: "Dopo la sua nascita tutto è cambiato - spiega - Tutto il mio vissuto è stato messo in discussione".

Parole che hanno colpito il patriarca Moraglia: "Quando una persona guarda dentro se stessa e si assume le sue responsabilità - ha commentato - vuol dire che veramente qualcosa di nuovo c'è. Vuol dire che la sua esperienza negativa può essere un trampolino di lancio".

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