Ance: "Abolire codice degli appalti, le norme non devono bloccare gli imprenditori onesti"

La richiesta di Ance è chiara: abolire il codice degli appalti "che è la pietra tombale per migliaia di aziende medio-piccole". "Nessuno mette in discussione l’importante lavoro dell’Autorità nazionale anti corruzione - spiega Ugo Cavallin, presidente di Ance Venezia - bensì l’applicabilità delle leggi, cui è chiamata a sovrintendere". Questa la replica ad una recente dichiarazione del Presidente di Anac, Raffaele Cantone.

Il settore edile non sfrutta la ripresa economica

"Chiedere di rifondare la normativa sugli appalti - ha spiegato Cavallin - non significa voler mano libera per favorire la corruzione o il malcostume, ma al contrario costruire su basi, che non siano quelle di pubblica sicurezza, meccanismi che coniughino semplificazione amministrativa, correttezza di comportamenti ed efficiente realizzazione delle opere, di cui il Paese ha bisogno. I dati sono sotto gli occhi di tutti. Il settore edile è l’unico che non sta cogliendo le opportunità della ripresa economica, con un forte calo delle ore lavorate anche nei primi mesi del 2017. In una congiuntura comunque difficile, il codice degli appalti rischia di essere la pietra tombale soprattutto per le aziende medie e piccole".

"Bisogna svoltare"

La situazione è nota: mancano le risorse, i pagamenti hanno tempi lunghi, i provvedimenti attuativi del codice sono in ritardo e le gare latitano. "Ciò sta determinando uno spreco di risorse pubbliche, - ha aggiunto il presidente Ance - che oggi finalmente ci sono e vorremmo trasformare in ricchezza per il sistema Paese. Per questo, chiediamo l’abolizione di un codice ormai irriformabile e l’applicazione integrale delle norme europee, evitando il ricorso alle deroghe come nel caso dei lavori per i Mondiali di sci a Cortina d’Ampezzo, per il terremoto e ora per le Universiadi del 2019".