Nasce la figlia, Veneziafiere la licenzia: ora il giudice stabilisce il reintegro

In questi giorni di particolare fermento, a livello nazionale, per le molte questioni che riguardano la riforma del lavoro, una notizia simile non può che suscitare consensi e obbligare a riflettere, ancora una volta, sul significato di essere madri nella nostra società. Stiamo parlando di una donna, F.B., impiegata per Veneziafiere dal 2005, che si è vista recapitare la lettera di licenziamento il 28 dicembre del 2009, tre mesi dopo la nascita della figlia.

L’azienda, con meno di 15 dipendenti, proprio in quei mesi era finita in liquidazione per conti economici in passivo e aveva, quindi, giustificato la lettera di licenziamento con la cessazione dell’attività, l’unico caso in cui, di fatto, si può lasciare a casa una donna in maternità. Veneziafiere, tuttavia, ha poi prorogato per ben otto volte l’effettiva chiusura del rapporto, avvenuto il 17 settembre del 2010, dieci giorni dopo il compimento del primo anno da parte della figlia, ma sei giorni prima che Veneziafiere venisse ceduta a Optimist (che poi avrebbe cambiato nome nell’attuale Venetoexhibitions). Lasciano perplessi, dunque, le tempistiche, studiate a tavolino, visto che la legge prevede che una lavoratrice in maternità non possa essere licenziata fino al compimento del primo anno del bambino.

È di questi giorni, allora, la sentenza del giudice Paola Ferretti che ha dato ragione alla madre, sottolineando come la messa in liquidazione di Veneziafiere non coincida con la cessazione dell’attività, continuata sotto la nuova etichetta Venetoexhibitions. Il giudice ha annullato il licenziamento da parte di Veneziafiere e imposto la riassunzione a Venetoexhibitions, condannando la nuova azienda a pagare anche le mensilità fino alla riammissione in servizio e la vecchia società (tutt’ora in liquidazione) a farsi carico delle spese processuali.