West Nile, morta un'anziana di Mira. Dodici casi nell'Ulss 3
I numeri non sono allarmanti ma è necessario tenere a bada il più possibile la diffusione delle zanzare
Un'anziana donna di 83 anni residente a Mira è la prima vittima veneziana del virus West Nile. Era stata ricoverata il 16 luglio a Dolo con una forma neuroinvasiva che si era sommata ad altre patologie. I primi sintomi comprendevano febbre, vomito e diarrea. Pochi giorni dopo i medici l'hanno trasferita in terapia intensiva ma la malattia si è aggravata velocemente fino a portare al decesso, avvenuto nella giornata del 31 luglio. «La paziente - riferisce la dottoressa Federica Boin, del Servizio igiene e sanità pubblica Ulss 3 - abitava in una zona semi-rurale, in un condominio circondato dai campi, un tipo di ambiente nel quale le zanzare possono essere maggiormente diffuse. Era già sofferente di altre patologie tipiche dell'età avanzata, come scompenso metabolico, diabete e ipertensione. Patologie che, purtroppo, si sono complicate rapidamente».
La circolazione del virus nel territorio dell'Ulss 3, complessivamente, è in linea con quella degli anni precedenti alla pandemia. I casi accertati quest’anno, finora, sono dodici, 4 dei quali in forma più seria: uno è quello della signora deceduta, due si trovano in terapia intensiva a Mirano, un altro è in cura fuori provincia. Altri 5, al momento, hanno una sintomatologia più lieve, principalmente febbre, e solo due di loro si trovano in strutture ospedaliere, rispettivamente in una casa di cura e in un reparto malattie infettive. Gli altri sono a casa, sotto osservazione.
Infine, 3 sono del tutto asintomatici: la presenza del virus in questi pazienti è stata scoperta per caso, nel corso delle procedure di controllo per la donazione del sangue. Il dottor Gianluca Gessoni, dirigente del servizio immunotrasfusionale Ulss 3, in queste settimane sta portando alla luce alcune di queste situazioni: «Grazie ai controlli quotidiani sul sangue trasfuso - ha spiegato - stiamo tracciando anche la presenza di West Nile. Abbiamo rilevato tre casi asintomatici nella nostra azienda sanitaria, altri due nell'ambito dell'Ulss 4. Sono casi che altrimenti non emergerebbero, e che potrebbero rappresentare la punta dell'iceberg». In generale, infatti, il virus porta a sintomi solo nel 20% delle persone che lo contraggono. Nell'1-2% si sviluppa in forme più gravi, di tipo neuroinvasivo.
La situazione, comunque, è in evoluzione. Il dottor Vittorio Selle, capo del dipartimento di prevenzione, ha spiegato: «I movimenti delle zanzare, che trasmettono la febbre del Nilo, possono variare di anno in anno. Abbiamo registrato dei casi a partire dal mese di luglio ma tutto sommato, visti i numeri, il fenomeno è ancora contenuto. Prevediamo che si esaurisca entro l'inizio di settembre». È anche vero che, a fronte di un numero minore di zanzare in circolazione rispetto agli scorsi anni (la siccità ne ha ridotto la diffusione), il tasso di trasmissione del virus è leggermente aumentato. «È importante - fa presente Selle - che le amministrazioni comunali, ma anche i proprietari privati, facciano la loro parte nell'opera di disinfestazione».