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Cronaca Chioggia

Arrestato Luigino Fiocco, ingegnere di Chioggia "truffatore dei due mondi"

I carabinieri della "Catturandi" di Milano lo hanno trovato a Brasilia grazie alla sim. Condannato a 10 anni, 9 mesi e 5 giorni per bancarotta fraudolenta, fallimento e appropriazione indebita di fondi pubblici

Arrestato Luigino Fiocco, ingegnere aeronautico 68enne di Chioggia che a febbraio scorso era stato condannato in via definitiva a dieci anni, nove mesi e cinque giorni di carcere per i reati di bancarotta fraudolenta, fallimento e appropriazione indebita di fondi pubblici. A tradire Fiocco, detto: "truffatore dei due mondi", la sim del telefono. Gli uomini della sezione Catturandi di Milano lo hanno trovato a Brasilia, con la collaborazione dei colleghi sudamericani, che sabato lo hanno bloccato mentre passeggia tranquillamente in strada. 

Raggiri per 200 milioni di euro

Sembra che dopo la prima, pesantissima, condanna abbia detto "tanto va tutto in prescrizione, io continuerò a truffare perché è il mio mestiere". E in effetti per lui raggirare, rubare soldi, era un lavoro. Un "mestiere" che svolgeva anche con successo, tanto da riuscire a ingannare addirittura il governo italiano e quello cinese prima di sparire nel nulla. O almeno di provarci, perché le uniche tracce che ha lasciato hanno portato i carabinieri dritti dritti a lui. 

Gli 8 miliardi di lire spariti a Cagliari

Quella di Fiocco è la storia di un "truffatore dei tre mondi", capace di spostarsi in nove anni - dal 2002 al 2011 - in tre diversi continenti, dall'Italia alla Cina, passando per Svizzera e Brasile, continuando a stringere accordi e fare affari. A segnare il suo esordio è la "Aviotech" di Villacidro, nel Cagliaritano, di cui lui - che si professa esperto ingegnere aeronautico - diventa proprietario nel 1999 rilevando un'azienda sull'orlo del fallimento. Nel giro di tre anni, sfruttando la legge 488/1992, ottiene otto miliardi di lire dallo stato italiano per la costruzione di elicotteri e aerei a basso impatto ambientale. Peccato, però, che dalla sua fabbrica non sarebbe uscito mai nulla e che i soldi sarebbero spariti, come testimoniato dalla condanna, diventata definitiva ed esecutiva a inizio del 2015, per bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita. 

Il figlio accoltellato e il "doppione" svizzero

Poco dopo quella condanna, in un folle intreccio di soldi e desiderio di vendetta, il figlio di Luigino, che viveva nel Varesotto, dove era titolare di un'altra ditta che si occupava sempre di aviazione, viene accoltellato alla gola mentre si trova proprio nel capannone della sua società. Insieme a lui viene ferito anche un collaboratore, entrambi se la caveranno, e la mano che sferra i fendenti è quella di un 62enne originario del Cagliaritano. L'aggressore - in realtà il suo obiettivo era Luigino - i Fiocco li ha conosciuti proprio a Villacidro, quando lui e l'ingegnere avevano tentato insieme la fortuna con la "Aviotech". Quando la Cassazione scrive la parola fine sul suo processo, invece, il 68enne è ormai da anni lontano dalla Sardegna. La sua prima tappa lo ha portato in Svizzera, dove non lascia ma raddoppia. 

Stando agli investigatori, è sua la "Swiss Avio engineering": società che, naturalmente, si occupa di aviazione e che divide la sede legale e quella operativa tra Lugano e la Lombardia. Il copione di Fiocco è lo stesso: anche qui prende i soldi grazie ai contributi statali, si indebita - avrebbe dovuto allo stato elvetico duecentomila franchi - e sparisce nel nulla, con la ditta che fallirà ufficialmente nel 2015. 

La presenza in Cina (da ricercato) con il governo 

Nel 2013, quando la condanna definitiva per il fallimento di "Aviotech" non è ancora arrivata, ricompare in Brasile, dove concede il tris. Lì, sempre esponendosi in prima persona nel ruolo di amministratore delegato, fonda la "Avio International holding group", che stringe un accordo con le autorità brasiliane per l'apertura di uno stabilimento a Maringà in cui costruire elicotteri. Nel paese sudamericano, però, resta coinvolto in un'inchiesta su un giro di riciclaggio di denaro ai danni della banca centrale e allora, a gennaio 2015, decide di togliere il disturbo e di trasferirsi in Cina, insieme alla sua società. Ed è proprio grazie alla sua "Avio International holding group" che Fiocco, a novembre del 2015, riesce a "imbucarsi" alla spedizione del governo italiano - il premier era Matteo Renzi - in Cina.

A guidare il viaggio è l'ex ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, che nel tour asiatico capeggia oltre cento imprenditori italiani chiamati per la "Italia-Cina science and Technology innovation week", che si chiuderà con la firma su un accordo commerciale che stanzia oltre tre miliardi di euro per la costruzione di elicotteri e aerei.

I 130 milioni di euro dal governo cinese

Centotrenta milioni di quei tre miliardi vanno proprio a Fiocco: lui in quel momento è ufficialmente un latitante dopo la sentenza della Cassazione sarda per il crac della "Aviotech". Questo però non impedisce all'ingegnere di Chioggia, che già vive in Cina e si unisce alla spedizione italiana al momento dell'arrivo, di stringere un patto con il colosso governativo cinese "Vast Industrial Urban Development Company Limited", e di intascare quei fondi per la costruzione di un capannone di trecento acri nella zona dell'aeroporto dello Shijiazhuang. 

Lì dentro, stando agli accertamenti di investigatori e inquirenti, la "Avio International holding" avrebbe dovuto produrre elicotteri a elica fissa, ma ad oggi - nonostante le richieste dei carabinieri della Catturandi - dal governo cinese non hanno ancora fatto sapere se dalla fabbrica sia mai uscito qualcosa e il sospetto, il dubbio, è che quel capannone sia rimasto desolatamente fermo. 

Il latitante tradito dalle vittime

Due anni dopo, a dicembre 2017, Fiocco cerca di riproporre il copione e sparisce dalla Cina. Sulle spalle, però, ha un nuovo guaio: un mese prima ha infatti ricevuto un'altra condanna dal tribunale di Milano per il fallimento della svizzera "Swiss Avio engineering". Il 6 febbraio 2018 la sua situazione precipita definitivamente: la procura della repubblica meneghina unisce la propria condanna a quella di Cagliari - da qui il cumulo pena di oltre dieci anni - e il suo nome finisce sulle scrivanie degli uomini della Catturandi dei carabinieri di Milano, che iniziano a dargli la caccia. Una grande mano ai militari la dà un blog - con ogni probabilità "curato" da vittime ed ex amici di Fiocco - che racconta le "gesta" dell'ingegnere, lasciando anche numeri di telefono e indirizzi email. Purtroppo per lui, nonostante quella sicurezza che avrebbe mostrato al momento della prima condanna, "la prescrizione" non è arrivata.

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