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Cronaca Fiesso d'Artico

Dall'acetilene all'esplosivo da cava, "salta" la banda dei bancomat

Disarticolata dai carabinieri una associazione a delinquere di "esperti" nel settore. Bottino da due milioni, 42 colpi accertati. Pistole e armi

Dall'acetilene alla polvere pirica. Dalla polvere pirica all'esplosivo da cava. Anche le bande si evolvono nella continua lotta tra guardie e ladri. Una pericosa organizzazione criminale è stata disarticolata dai carabinieri della compagnia di Chioggia e del comando provinciale di Venezia. Pericolosa soprattutto perché aveva fatto il salto di qualità, potendo approvvigionarsi di una decina di chili di esplosivo alla volta. Cariche che avrebbero davvero potuto causare danni a edifici interi. Il tutto corredato da una pistola con matricola abrasa, una scacciacani, piedi di porco, auto rubate e pure una fionda artigianale per mettere fuori combattimento l'illuminazione pubblica.

Tant'è vero che le indagini coordinate dal pubblico ministero Stefano Ancilotto hanno puntato dritto alla contestazione dell'associazione a delinquere. Perché ognuno all'interno del sodalizio aveva il proprio ruolo preciso, con un obiettivo comune: far saltare i bancomat di Veneto ed Emilia, fino ad allargarsi fino a Prato, in Toscana. All'alba tra venerdì e sabato tre tra gli undici arrestati sono infatti stati fermati dopo che avevano perpetrato un assalto a una filiale della banca Intesa San Paolo. L'ennesimo. Sono 42 i colpi con responsabilità della banda, per un bottino totale di circa due milioni di euro. Prima dell'arresto "toscano" (ma i tre delinquenti erano ormai in prossimità dell'uscita autostradale di Occhiobello, dove avevano lasciato le proprie auto) la batteria si era già divisa equamente diecimila euro. A testa.

A capo dell'organizzazione un "triumvirato" di esperti del crimine: M.B., 55enne di Fiesso d'Artico, A.D., 59enne di Porto Viro, e P.A.S., 48enne sempre di Porto Viro. Poi sostituito da L.C., 54enne di Camponogara. Solo loro che organizzano i colpi. E lo fanno in maniera meticolosa: assalti soprattutto il venerdì e il sabato, quando gli sportelli automatici vengono riforniti dei contanti per il fine settimana. Sopralluoghi su sopralluoghi. Telecamere messe fuori combattimento (con o senza fionda) e auto rubate (prima una Mercedes con dati clonati, poi una Audi) lasciate a centinaia di metri di distanza. Costruendosi delle vie di fuga alternative per non essere sorpresi per strada subito dopo gli scoppi.

Nei guai anche chi ha fornito la pistola alla banda, F.Q., di 58enne di porto Viro, su intercessione di E.B., 60enne di Rosolina. Ma la "forza" del gruppo era l'esplosivo da cava: chi lo forniva era M.G., 28enne di Galzignano Terme, nel Padovano, ma presente da tempo a Molinella, nella provincia di Bologna. Assieme a L.A.C., 33enne sempre dello stesso paese felsineo, era riuscito ad aprire un canale di rifornimento. In manette anche chi custodiva le auto rubate e clonate: U.B., 68 anni di Comacchio, ed N.D., 73enne di Codigoro nel Ferrarese. Una banda dunque che si muoveva in tutto il Nordest, con i capi, però, saldamente radicati nella realtà criminale della Riviera del Brenta. I quali colpirono per la prima volta (ma le indagini sono in corso) il 2 febbraio 2013 a Scaltenigo di Mirano al Credito Cooperativo Banca di Santo Stefano. Al momento dell'arrivo dei carabinieri nel garage dove era custodita l'Audi usata per le scorribande sono stti sequestrati barattoloni con chiodi a quattro punte, la pistola e, vicino, piedi di porco e la fionda artigianale. Segno che la lista dei 42 colpi si sarebbe allungata molto presto.

UNA DELLE AUTO DANNEGGIATE

LA MAPPA DEI COLPI

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