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Cronaca

Dal ristorante all'ottico: sgominata la banda veneziana dei "clonatori"

Due arrestati e quattro ricercati: la banda copiava le carte e le utilizzava con conti intestati a finte aziende. Monetizzava da negozianti complici

Strisciata dopo strisciata sono riusciti a danneggiare banche, turisti e cittadini di oltre centomila euro. Un giro vorticoso di carte clonate e di "skimmer" che aveva permesso a una banda di arricchirsi alle spalle degli avventori di un ristorante veneziano inconsapevoli che oltre al primo, al secondo e magari anche del dessert, con i loro pagamenti digitali stavano arricchendo un piccolo ma organizzato sodalizio di truffatori italiani che ha continuato a operare almeno dal marzo 2013 fino a poco tempo fa.

A incastrarli sono state le indagini della squadra mobile, che attraverso operazioni "tradizionali" e l'analisi di conti correnti e movimenti bancari hanno permesso di chiedere un'ordinanza cautelare nei confronti di sei persone. Quattro delle quali per ora sono irreperibili: si tratta di un 42enne, di un 49enne, di una cittadina brasiliana di 42 anni e di un 44enne. Tutti fino a poco tempo fa gravitanti in laguna o nella terraferma mestrina. Due componenti della banda, invece, sono finiti in manette: si tratta di un 36enne veneziano e di un 49enne sempre del centro storico. E' proprio il 36enne, alle prese in passato con problemi di tossicodipendenza, a costituire un punto di riferimento importante: era un cameriere "infedele" dipendente di un ristorante del centro storico. Dunque aveva la possibilità di clonare le carte di credito dei clienti.

Dopodiché il sodalizio aveva costituito quattro aziende ad hoc, ognuna con i propri conti correnti. Dunque quelle tessere copiate venivano "strisciate" per delle operazioni fittizie in quelle aziende, che quindi vedevano rimpinguarsi di volta in volta le proprie casse di circa 700 euro alla volta. Un importo che poteva salire di molto in quel breve lasso di tempo in cui la carta non veniva bloccata dal legittimo proprietario. Dopodiché quei soldi venivano "monetizzati" attraverso tre esercizi commerciali conniventi, i cui quattro titolari ora risultano indagati. Si tratta di tre attività veneziane: una d'abbigliamento, una di calzature e una di ottica. I gestori, secondo le indagini, prestavano i propri Pos alla banda, che così poteva chiudere il cerchio e utilizzare i soldi illegali per acquistare merce o per intascarsi i soldi. Non è escluso (anzi è probabile) che per questo servizio anche questi quattro commercianti avessero il proprio tornaconto, visto che alcune operazioni bancarie con carte clonate non avrebbero come destinatario finale le aziende create ad hoc, le quali si sono rivelate delle scatole vuote. Costituite solo per incamerare i soldi provenienti dalle truffe.

Il titolare del ristorante che aveva alle sue dipendenze il cameriere infedele è risultato estraneo ai fatti, e naturalmente ha licenziato in tronco il 36enne arrestato. Il quale comunque ha continuato attraverso una propria attività ad agire tra skimmer e marchingegni illegali, finché la polizia giovedì mattina non ha sequestrato tutto. Accertamenti sono stati eseguiti anche nel Padovano, a carico soprattutto dei quattro commercianti indagati. Le indagini, certosine, sono scattate nel marzo del 2013, quando dal Casinò di Venezia arrivò la segnalazione di un cliente che per giocare aveva cercato di utilizzare una carta clonata. Gli inquirenti non si sono fermati al fatto specifico, ma via via sono riusciti a risalire la piramide criminale facendo luce su un raggiro che ha assunto contorni molto pesanti. "Questi arresti dimostrano che serve sempre prudenza quando si paga con carte di credito - ha sottolineato il questore Angelo Sanna - Serve chiedere che tutte le operazioni avvengano davanti ai propri occhi".  A tre ulteriori persone, che non risultano indagate, sono stati rilevati movimenti sospetti di denaro su conti correnti intestati a ditte che sembrerebbero non operative. Alla fase esecutiva dell’operazione hanno collaborato anche i commissariati di San Marco, Mestre e Marghera, nonché la squadra mobile di Padova.

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