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Cronaca San Marco / Rialto

Droga a Rialto e Castello: cancellato canale di spaccio della "movida"

La polizia all'alba ha arrestato sette persone accusate di avere in mano lo smercio di stupefacenti in centro storico a Mestre e Martellago. Notificati anche due obblighi di dimora

Uno dei canali dello spaccio più fiorenti smantellati negli ultimi tempi, almeno per quanto riguarda il centro storico lagunare. La polizia dall'alba ha dato il via a un'operazione in cui sono state eseguite sette ordinanze di custodia cautelare e notificati due obblighi di dimora (nei confronti di un cittadino balcanico e di una donna italiana) emessi dalla magistratura veneziana. Nella "rete" delle forze dell'ordine sono finite due bande di cittadini albanesi che rifornivano le zone di Rialto e Castello,  ma spesso anche altri sestieri della città, di stupefacenti, soprattutto di cocaina. "All'appello" mancano altre due persone, ricercate, tra cui A.G., considerato il leader di uno dei due sodalizi criminali smantellati.


Questi gruppi si appoggiavano in loco a due trasportatori veneziani, che ignoravano ognuno l'esistenza dell'altro, per lo smercio e le questioni di tipo "logistico": M.F., 40enne residente a Marghera, e A.D.B., 36enne del centro storico. Entrambi facevano da "anello di congiunzione", conoscendo il territorio e procurando la droga (di cui anche loro erano assuntori) alle rispettive cerchie di amici. Oltre a Venezia la rete di vendita arrivava anche a Mestre e Martellago, "grazie" a due fratelli di origine albanese (P.M. e N.M.), residenti nel comune confinante con quello lagunare N.A., 29enne di origine marocchina, in un certo senso agiva invece "per contro proprio", curando da sé il trasporto della cocaina a Venezia e tenendo i contatti con i propri clienti.

 

Gli accertamenti, iniziati a fine 2010, si sono sviluppati a partire da un'osservazione preventiva a Baia del Re, a Cannaregio, in cui si constatò l'ingente consumo di "neve" che ancora si verifica a Venezia.


La droga arrivava a destinazione attraverso i Balcani, passando attraverso le frontiere. Le due organizzazioni avevano stretto una sorta di patto di non belligeranza, tollerandosi entrambe per mantenere le mani sulla piazza veneziana. Un "settore" molto redditizio per lo spaccio, che coinvolgeva clienti di ogni estrazione sociale: dallo studente minorenne fino all'imprenditore, "incuneandosi" tra i luoghi della movida.

I provvedimenti, per la cui esecuzione ha contribuito la squadra mobile, sono stati emessi dal gip di Venezia Federico Bressan su richiesta del pm Alberto Scaramuzza. Le indagini sono durate oltre un anno, e per arrivare all'obiettivo sono state utilizzate intercettazioni telefoniche, pedinamenti e cinque arresti "di controllo" a Mestre, quando la droga stava per essere venduta al dettaglio. Questo per consentire agli inquirenti di capire se si trovavano sulla pista giusta.

 

IL VIDEO DELL'OPERAZIONE BAIA DELLA POLIZIA

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