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Cronaca

Sfruttamento della prostituzione, sgominata banda italo-cinese: sequestri per 1 milione

Eseguite 8 misure cautelari. Nel mirino un'organizzazione che sfruttava ragazze cinesi. A capo due donne, aiutate dai compagni italiani. Trovati i registri con i nomi dei clienti

Promettevano alle giovani cinesi lavoro e stabilità economica in Italia, poi le relegavano in case di prostituzione. Nella mattinata di martedì, i carabinieri della compagnia di Mestre hanno eseguito 8 misure cautelari (di cui 7 con custodia in carcere e 1 obbligo di firma) ai danni di un’organizzazione italo-cinese cui viene contestato il reato di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'operazione si è sviluppata tra le province di Milano, Brescia, Bergamo e Venezia. Sequestrati beni, tra appartamenti e auto, per un valore di oltre 1 milione di euro (si tratta di 4 immobili, tra cui un B&B abusivo in zona via Piave a Mestre e un appartamento a Marcon, e un'auto in uso al sodalizio).

Le indagini sono cominciate nel luglio del 2015, grazie alla collaborazione dei cittadini, che hanno segnalato alle forze dell'ordine strani movimenti in un condominio di Marcon. Dei viavai continui di persone diverse per età, nazionalità ed estrazione sociale (tutti uomini) che non potevano che destare qualche perplessità. A capo dell'organizzazione, piuttosto rigida e sviluppata su più livelli gerarchici, due donne cinesi, X.M. di 47 anni e Q.X. di 44, legate sentimentalmente a due italiani, A.A., veronese di 45 anni e R.R., un 52enne di Milano. Il quartetto, dopo i blitz dei militari dell'Arma, è finito in manette. Stesso destino anche per altri 2 collaboratori, Y.W. di 38 anni e F.Y., di 34, latitante da 6 anni: la donna, di nazionalità cinese, era infatti già stata destinataria di un’ordinanza emessa dal Tribunale di Firenze per sfruttamento della prostituzione. Dal 2010 aveva fatto perdere le proprie tracce, rifugiandosi a Milano.

Oltre ai "pezzi grossi" della banda, i militari dell'Arma stanno svolgendo indagini su una quarantina di persone, con ogni probabilità collaboratori, per capire il ruolo che svolgevano all'interno del gruppo. A seguito delle perquisizioni sono stati trovati anche i possibili libri mastri dei clienti, nonché altra documentazione che permetterà di svolgere ulteriori accertamenti, per capire la profondità dell'organizzazione. Ci sarà molto lavoro per i militari dell'Arma, visto che si tratta di documenti scritti in cinese.

LO SFRUTTAMENTO - Le "maitresse", che operano in questo campo da diversi anni, attiravano le connazionali in Italia con la promessa di un lavoro sicuro, e successivamente finivano per "intrappolarle" in vere e proprie case per appuntamenti, dove erano costrette a vivere in condizioni definite "disumane", private di ogni libertà personale. Alle giovani, attratte dalla possibilità di poter avere una casa e la sicurezza economica, veniva chiesto di vendere il proprio corpo a clienti di età ed estrazione sociale diversa, finendo in condizione quasi di schiavitù (il reato di riduzione in schiavitù non è stato contestato dal gip). Erano costrette a sottostare al volere delle proprie maîtresse, che imponevano anche rapporti senza protezioni, ad ogni ora del giorno. Facendosi pagare il servizio di più. Le ragazze, che avevano l’assoluto divieto di uscire di casa, erano dislocate in una ventina di appartamenti tra Veneto e Lombardia, tra i quali anche uno nel comune di Marcon. Interventi all'alba di martedì anche a Mestre, in cui le forze dell'ordine si sono imbattute in un B&B completamente abusivo dove venivano alloggiati clienti e lucciole, a Milano, dove è stata scoperta una specie di clinica in cui venivano praticate iniezioni di botulino illegali, a Calcio (Bg), Ospitaletto (Bs) e Desenzano del Garda (Bs).

MODUS OPERANDI - Le forze dell’ordine sono riuscite a ricostruire il modo di operare della consorteria italo-cinese attraverso l’analisi di tabulati telefonici, intercettazioni, servizi di osservazione e pedinamenti, che hanno permesso di comprenderne la struttura gerarchica. Ai vertici c’erano due donne di origine asiatica (una con base a Milano, l'altra nel B&B mestrino), che avevano dislocato le proprie basi operative tra Veneto e Lombardia. A loro il compito di percepire il guadagno delle donne sfruttate, gestire il contatto con i clienti contrattando le tariffe per le prestazioni, e coordinare gli appuntamenti. Ai compagni italiani delle donne, nonché ad altri intermediari di nazionalità cinese, invece, spettava il compito di reclutare di volta in volta nuove lucciole e cercare appartamenti idonei agli incontri, spesso inserendo annunci ad hoc in giornali locali o siti online. Dovevano sbrigare tutte le faccende logistiche dell'organizzazione.

BUSINESS REDDITIZIO - Il gruppo italo-cinese aveva messo in piedi un’attività di prostituzione molto redditizia, con introiti giornalieri, per ogni singola casa, che si aggiravano sui 5mila euro. Per un totale mensile di circa 150mila euro. Il denaro percepito illegalmente veniva poi reinvestito in Italia, per non generare sospetti con versamenti ingenti verso l’estero, che sarebbero potuti essere facilmente tracciati.

IL PROCURATORE D'IPPOLITO - "L'indagine è iniziata anche grazie alla collaborazione di alcuni cittadini - ha sottolineato il procuratore aggiunto di Venezia, Adelchi D'Ippolito -  Ci hanno segnalato strani movimenti che non li convincevano. Evidenzio come il vivere responsabilmente il proprio ruolo di cittadini e favorire la collaborazione con le forze di polizia porti a risultati. Come in questo caso. L'indagine si è sviluppata attraverso intercettazioni telefoniche ed è stata più complicata del previsto a causa dall'ampiezza del territorio interessato. La prima casa di appuntamento scoperta è stata a Marcon, luogo scelto perché a cavallo tra province di Treviso e Venezia. Una zona periferica, ma vicina alle grandi linee di comunicazione che consentivano capacità di accesso ai clienti".

PLAUSO DEL PRESIDENTE ZAIA - “Lo sfruttamento della prostituzione è un reato spregevole che, oltre ad alimentare malavita brutale e senza scrupoli, ferisce le donne come esseri umani. E’ quindi un’operazione ricca di significato quella condotta dai carabinieri di Venezia, ai quali vanno la mia gratitudine e il mio plauso - commenta il presidente del Veneto, Luca Zaia - Purtroppo, a fronte della crescente gravità di tanti altri frequenti reati contro la persona, lo sfruttamento della prostituzione sembra passato in secondo piano nell’immaginario collettivo. E invece si tratta di una forma di criminalità orrenda, violenta, insensibile, fonte di altra delinquenza come lo spaccio di stupefacenti, che spesso si accompagna a situazioni come queste, nelle quali, diciamocelo chiaramente, i fruitori non sono meno deplorevoli”.

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