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Cronaca Mira / Oriago

Controllavano le sentinelle dello spaccio a Marghera, quattro arresti

Non erano semplici pusher i tre cittadini di nazionalità tunisina e il cittadino algerino, tutti irregolari, finiti in manette a Oriago e Stra. Contestate quasi mille cessioni di droga

Non erano semplici pusher. Non si limitavano a spacciare droga, soprattutto eroina, tra le strade di Mestre e Marghera. I quattro spacciatori finiti in manette nell'ultima settimana, tre di nazionalità tunisina e uno di nazionalità algerina, si erano ritagliati uno spazio di responsabilità all'interno dell'organizzazione che controlla il traffico di stupefacenti tra piazzale Baisnizza, la zona della stazione ferroviaria di Mestre, via Piave e Marghera. Anzi, erano loro secondo gli inquirenti a controllare un sistema di vedette in grado di segnalare ogni minimo movimento o ingresso di presenze "indesiderate", come le forze dell'ordine. Anche in borghese.

Un'operazione congiunta tra il commissariato e il nucleo investigativo dei carabinieri di Mestre ha portato alla cattura dei quattro malviventi, tra cui un diciottenne. Tutti erano irregolari e senza fissa dimora. Gli arresti sono scattati a Oriago, frazione del comune di Mira, e Stra.

"Le organizzazioni dello spaccio iniziano a risentire dell'abbattimento di alcuni edifici abbandonati, diventati col tempo ricettacolo di delinquenza. Casa Fantin e l'ex deposito Actv vicino a via Torino a Mestre non esistono più. Oltre a molti altri luoghi dove era possibile la compravendita di droga - ha spiegato il commissario Eugenio Vomiero - Poi c'è la nostra pressione congiunta. Polizia e carabinieri hanno il medesimo obiettivo". Quasi un migliaio le cessioni di eroina e altri stupefacenti contestate. Tant'è vero che oltre allo spaccio, i quattro arrestati dovranno rispondere anche di traffico di droga.

Gli inquirenti hanno risalito la piramide dello spaccio partendo da alcuni indizi raccolti in via Aleardi il maggio scorso. Una segnalazione, i primi riscontri. Poi le indagini condivise, con uno scambio continuo di informazioni tra le differenti forze dell'ordine. "Un po' come negli anni ottanta, ora è tornato in auge il baratto per  rifornirsi della droga - spiega il capitano del nucleo investigativo dei carabinieri, maggiore Carmelo Graci - c'era chi per alcune dosi ha consegnato un monitor da cinquanta pollici, chi una televisioni, chi, tra le donne, ha offerto il proprio corpo".

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