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Cronaca Chioggia

Sgominata la cricca dello spaccio di Chioggia, tre "capetti" in carcere

Il Gico della guardia di finanza ha arrestato un trio di pluripregiudicati dopo indagini durate un anno. Stroncato un giro di droga molto vasto

Era la "cricca" dello spaccio a Chioggia. Personaggi molto noti, cui rivolgersi nel caso in cui si cercasse marijuana o, a limite, cocaina. Gli agenti del Gi.Co., il gruppo di investigazione contro la criminalità organizzata del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Venezia, dopo indagini durate quasi un anno, coordinate dal sostituto procuratore Lucia D'Alessandro, sono riusciti a incastrare tre spacciatori incalliti (pluripregiudicati) attivi nella città clodiense.

Il fratello di uno degli arrestati, A.N., inoltre, è stato raggiunto da obbligo di dimora, dopo che nell'agosto scorso venne anche trovato con cinque chili di marijuana. Si tratta di una banda su cui le fiamme gialle avevano messo gli occhi già dall'aprile scorso. Quella marijuana costituiva uno dei carichi che periodicamente raggiungevano Chioggia, venendo "bruciati" in poco tempo. Ad agganciare molti clienti il titolare di un negozio di tatuaggi della città di 42 anni, che grazie alla sua professione aveva la possibilità di intrattenersi con diverse persone. E' soprannominato "Alba", ed era colui che si occupava anche del recupero crediti nei confronti di chi era in ritardo con i pagamenti. Minacce a denti stretti, e in un caso anche una sospetta aggressione fisica. Era lui secondo gli inquirenti uno dei leader del sodalizio, assieme a M.N., 33enne del posto, il cui fratello è stato sottoposto a obbligo di dimora.

Le indagini, iniziate esattamente un anno fa, hanno indotto il gip Roberta Marchiori a emettere le ordinanze di cattura, visto che sono state ricostruite innumerevoli cessioni di droga e l'attività era continuata anche dopo il sequestro di cinque chili di marijuana.  Diversi anche i clienti minorenni del gruppo, che poteva contare su uno "zoccolo duro" di affezionati che permetteva loro di intascarsi diversi soldi, decine di migliaia di euro la settimana. Dopodiché se non si pagava scattavano le minacce e i ricatti. I pusher si muovevano il più delle volte in scooter, in modo da sgusciare via e velocizzare gli spostamenti. In modo da evitare eventuali controlli.  

Il prezzo della marijuana era tra i 5 e i 10 euro al grammo, a seconda dei quantitativi richiesti, mentre la cocaina, venduta anche in piccolissime dosi, poteva costare tra novanta e cento euro al grammo. L’attività illecita, come riscontrato dalle indagini, non si era fermata nemmeno quando uno dei componenti di spicco del gruppo era stato sottoposto ad arresti domiciliari per reati simili precedenti. Allo stato è indagato anche A.L., residente a San Donà di Piave, sospettato di partecipare all'attività di spaccio. Durante le perquisizioni domiciliari scattate all'alba di mercoledì M.N., sorpreso dall'arrivo delle forze dell'ordine, ha tentato di disfarsi in extremis di due bustine di cocaina tirando lo sciacquone del wc. Per sua sfortuna, però, lo scarico si è otturato. E lo stupefacente è stato sequestrato.

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