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Spaccio di coca e "maria" in barca da Rialto al largo della laguna: arresti e sequestri

L'operazione della squadra mobile è scattata martedì. Due tunisini sono finiti in manette, 6 persone sono state sottoposte a misure cautelari. Stupefacente venduto anche a Mestre

Per cercare di passare inosservati gli spacciatori facevano salire i "clienti" in barca e cedevano la droga durante un giretto in laguna. Uno stratagemma che non è servito a sviare le indagini della squadra mobile della questura di Venezia che ha dato il via ad una operazione che ha portato agli arresti di R.A., 31enne tunisino residente a Mestre, e del fratello 24enne, R.M., residente al Lido di Venezia. 

Misure cautelari per altre 6 persone: C.M., 26enne del Lido, A.M.S., 37enne tunisino e i connazionali B.H.H., di 38 anni e R.H. di 30. Nella rete della polizia anche V.F., veneziano di 49 anni e Z.N., 46enne originario della Tunisia. Le indagini hanno permesso di sgominare una rete di spaccio che oltre al centro storico veneziano, in particolare nella zona di Rialto, operava anche a Mestre. Nel corso delle perquisizioni di martedì, sono stati sequestrati anche 960 grammi di marijuana.

L’attività d’indagine, coordinata dalla Procura di Venezia, è scaturita dagli accertamenti sull’incendio di una imbarcazione avvenuto a Venezia nell’estate del 2015. Inizano le intercettazioni su possibili sospettati. E' a quel punto che le forze dell'ordine capiscono come quest'ultimi, per la cocaina, si rifornissero da un gruppo di tunisini. Nel novembre successivo, poi, un cittadino egiziano aveva sporto denuncia nei confronti del medesimo gruppetto di origini magrebine per lesioni personali e spaccio di stupefacenti: nella circostanza avrebbe dato indizi importanti agli inquirenti sulla struttura della banda di malviventi, poi rivelatisi fondati. Era stato picchiato (con prognosi di 8 giorni) perché sospettato di aver spifferato tutto agli inquirenti. Non era così, ma la reazione dei pusher ha contribuito a metterli nei guai e a scoperchiare il calderone.

LE MODALITÀ - La tecnica di spaccio di R.M. prevedeva l’utilizzo di un’imbarcazione di proprietà della compagna, dalla quale spesso riceveva supporto per nascondere e vendere le dosi. Si spostava in laguna, caricando il cliente a bordo del natante e prendendo il largo, per finalizzare la vendita della dose lontano da qualsiasi possibile controllo di polizia.

INSEGUIMENTO E SCHIANTO - Nel corso delle indagini sono stati effettuati diversi sequestri di stupefacente. Di rilievo l’episodio del 7 aprile 2016, quando venne arrestato in flagranza per detenzione a fini di spaccio con 249,5 grammi di cocaina R.R., tunisino residente a Bergamo, fornitore all’ingrosso di A.R.. L’arresto è avvenuto dopo un inseguimento nelle vie del centro di Mestre, terminato con la collisione tra l’auto guidata dal fuggitivo e un'auto di un privato nel mezzo della rotonda antistante il cimitero di Mestre. L’attività d’indagine ha permesso di ricostruire la vendita al dettaglio di centinaia di cessioni. Durante le perquisizioni di martedì mattina è stato arrestato in flagranza per detenzione a fini di spaccio anche N.Z., trovato nella disponibilità di 960 grammi di marijuana.
 

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