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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Stra

Truffe online, soldi reinvestiti in bitcoin e droga: sei arresti

I componenti del gruppo, tramite il phishing, rubavano i dati delle carte di credito a vittime in tutta Italia. L'operazione della questura di Padova

Truffa aggravata mediante utilizzo indebito e falsificazione di strumenti di pagamento online: è l'accusa di cui devono rispondere sei persone, tra le province di Padova e Venezia, che questa mattina sono state sottoposte a misure cautelari in seguito alle indagini della questura di Padova. Gli indagati, in base a quanto accertato dagli investigatori, avrebbero messo a segno una serie di frodi ai danni di vittime residenti in località di tutta Italia, riuscendo a carpire i dati delle loro carte di credito.

Utilizzavano varie tecniche di "phishing", sms e mail che contenevano link ingannevoli capaci di catturare informazioni personali, dati finanziari e codici di accesso degli utenti. Messaggi che all'apparenza provengono da mittenti affidabili, come banche o enti vari. Molti di questi fanno leva proprio sui timori degli utenti, avvertendo ad esempio che «il conto corrente è a rischio» e inducendoli a cliccare su un link per risolvere il problema.

Così i truffatori ottenenvano i dati degli utenti e grazie ad essi potevano, ad esempio, effettuare prelievi di contante tramite Pos e Atm, oppure ricariche. Oppure, ancora, compravano beni e servizi, perlopiù tra Padova, Vicenza, Venezia e Treviso: avevano acquistato costosi smartphone, gratta e vinci, cene al ristorante, bitcoin. E poi avevano reinvestito una parte dei guadagni nel traffico di droga. Le sei persone, accusate di associazione a delinquere, abitano a Padova, Abano Terme, Montegrotto, Campodarsego e Stra. Due di loro, rispettivamente di 25 e 50 anni, sono stati portati in carcere su disposizione del gip; arresti domiciliari a un 49enne, un 44enne ed un 39enne; infine, obbligo di dimora per una 43enne. Per quanto riguarda il denaro investito in bitcoin, ad alcuni indagati è stato contestato anche il reato di autoriciclaggio.

Le indagini erano iniziate a gennaio 2020, quando un ristoratore aveva chiamato la polizia dopo che un cliente aveva fatto vari tentativi di pagamento con una carta clonata, oggetto di denuncia da parte di una persona residente a Forlì. A partire da quell'episodio la polizia ne ha ricostruiti diversi altri, per decine e decine di migliaia di euro, commessi ai danni di vittime residenti nella provincia di Padova ed in quelle di Avellino, Bari, Belluno, Bolzano, Catania, Firenze, Forlì, La Spezia, Milano, Napoli, Pavia, Pescara, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Savona, Torino, Varese e Venezia.

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