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Cronaca

Polizia postale contro Anonymus, arrestato un hacker veneziano

La polizia postale ha fermato un ragazzo di 28 anni di Jesolo. Ora si trova ai domiciliari. Sei persone denunciate, tra cui un 30enne veronese

Lo stato contrattacca: dopo gli assalti informatici ai portali web di amministrazioni, Comuni e aziende in tutto il Paese, con un caso registrato anche a Venezia, il sito del tribunale finito sotto attacco una settimana fa, ora la parola passa alla polizia postale, che ha messo le manette ai polsi di quattro hacker, uno dei quali veneziano.

MAXI BLITZ – Le indagini sono iniziate nel 2011 e hanno coinvolto tutta Italia. I pirati informatici sembrano operare sotto il nome del collettivo Anonymous, ma visto che il gruppo non ha una vera e propria organizzazione definita è difficile dire se sia davvero così o se gli hacker abbiano solo “sfruttato” i simboli del noto gruppo. Secondo le indagini, comunque, i criminali del web avrebbero costituito un'associazione a delinquere responsabile di una serie di attacchi nei confronti dei sistemi informatici di infrastrutture, siti istituzionali e importanti aziende. A finire nel mirino della polizia postale sono stati in quattro, ora agli arresti domiciliari: un ragazzo di 28 anni residente di Jesolo, un 34enne della provincia di Lecce, di un 20enne di Bologna e di un 25enne della provincia di Torino. Altre sei persone sono state denunciate a piede libero. Le indagini sono coordinate dalla procura di Roma. L'operazione è stata condotta dagli uomini del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche della polizia postale.

LE INDAGINI - L'operazione "Tango down", come era stata battezzata dagli uomini della polizia postale, ha visto l'impegno continuo degli investigatori fin dal 2011. Per smantellare la cellula di hacker diversi investigatori del Cnaipic avrebbero anche operato sotto copertura, fingendosi a loro volta pirati informatici per ottenere informazioni precise sul gruppo criminale. Gli investigatori hanno così scoperto che gli hacker si erano resi responsabili negli anni di diversi attacchi ai danni dei portali web di presidenza del consiglio, Bankitalia, giunte comunali, Enel, Trenitalia, Equitalia, Università Luiss e molti altri soggetti pubblici e privati. Oltre alla pratica del "defacing", che consiste nel penetrare all'interno di un sito e modificare i suoi contenuti, il gruppo si sarebbe anche specializzato nel furto di informazioni riservate. Da una parte, quindi, gli hacker modificavano la home page dei portali attaccati, inserendo comunicati di Anonymous corredati da foto della famosa maschera di "V per Vendetta", dall'altra i "pirati" avrebbero sottratto username, password, credenziali di accesso e altri dati riservati, spesso pubblicandoli poi online.

GRUPPO ORGANIZZATO - Nonostante la cellula utilizzasse quindi i simboli del collettivo internazionale Anonymous, dalle indagini è risultato che molte volte il gruppo avrebbe operato per motivi personali, cercando di aumentare il "prestigio" di cui godevano nell'ambiente. I singoli hacker non agivano indipendentemente, ma lavoravano assieme ad obiettivi comuni. Più di una volta la cellula avrebbe "arruolato" altri hacker, dal profilo tecnico più basso, commissionando loro attacchi informatici a determinati siti, solo per poi denunciare il caso alle autorità, "vendendo" quindi le nuove leve alla polizia postale. Proprio le indagini sotto copertura avrebbero però permesso di smascherare anche questo stratagemma.

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