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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Fossò

"Rifiuti gate" in Riviera, arrestati i titolari di un'azienda di Fossò

I due proprietari, padre e figlio, accusati di smaltimento illegale. Tarooccavano secondo l'accusa il peso del materiale. Ditta sotto sequestro dalla Dda

Due persone sono state arrestate nell'ambito di un operazione che ha portato alla scoperta un ingente traffico illecito di rifiuti. L'attività investigativa a cura del Corpo forestale dello Stato è stata coordinata dalla direzione distrettuale antimafia della Procura della repubblica di Venezia.  L'operazione, denominata Falsimonia (dal latino inganno), ha preso il via a febbraio del 2013. Dopo una prima fase di indagine, la Forestale ha delineato il modus operandi di una ditta di gestione rifiuti con sede legale nel Padovano e con sede operativa a Fossò e Sant'Angelo di Piove di Sacco (gli impianti sono sotto sequestro), formalizzando le prime ipotesi di reato a carico dei due amministratori.

Nella seconda fase le investigazioni hanno consentito di delineare un quadro probatorio a carico dei due che in via continuativa smaltivano irregolarmente rifiuti. Secondo la Forestale i due aumentavano fittiziamente i pesi dei rifiuti provenienti dai produttori iniziali, ne simulavano le attività di recupero per poi poterli avviare in impianti di smaltimento che altrimenti non avrebbero potuto riceverli. Giovedì l'epilogo dell'indagine con 14 perquisizioni nelle province di Venezia, Padova, Ferrara, Bologna e Modena. I due arrestati sono residenti a Campolongo Maggiore.

L'operazione ha preso il via a febbraio del 2013: dopo una prima fase di indagine, il personale del Corpo forestale dello Stato ha scoperto l'attività illecita realizzata negli impianti della società. In particolare si è scoperto l'aumento fittizio dei pesi dei rifiuti provenienti dai produttori iniziali e la simulazione delle attività di recupero al fine di variare la codifica dei rifiuti (Cer-Codice Europeo dei Rifiuti) per poterli così avviare in impianti di smaltimento o di recupero che altrimenti non avrebbero potuto riceverli. Questa attività illecita ha portato all'introito di ingenti quantità di rifiuti senza rispettare le direttive previste dalla normativa di settore e delle prescrizioni contenute nella Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) rilasciata dalla Regione Veneto.

Le strategie messe in atto dalla società hanno consentito di ottenere illeciti introiti beneficiando di un cospicuo risparmio sui costi della manodopera derivante dal mancato trattamento sui rifiuti, dal risparmio ottenuto non investendo in moderne tecnologie, dalla sovrafatturazione e dall'evasione dell'ecotassa istituita con la finalità di favorire la minor produzione di rifiuti e il recupero degli stessi. In tal modo, ingenti quantità di rifiuti sarebbero state destinate a smaltimento senza aver subito alcun trattamento, così da compromettere le misure stabilite dalla normativa ambientale, contribuendo a ridurre gli sprechi di risorse naturali favorendo la sostituzione delle stesse con materiali e sostanze derivate dai rifiuti.

Le ipotizzate attività illecite sarebbero state perfezionate apponendo false indicazioni sulla documentazione dovuta per legge, quali i registri di carico e scarico ed i formulari di identificazione rifiuti, previsti dalla legge, al fine di dare una parvenza di legalità alle operazioni delittuose intraprese. Le operazioni vedono impegnati circa 80 uomini e donne del Corpo forestale dello Stato del Veneto ed Emilia Romagna, che hanno eseguito 14 perquisizioni locali/domiciliari nelle Province di Venezia, Padova, Ferrara, Bologna e Modena.

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