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Cronaca

Messaggio augurale del patriarca Moraglia: Pasqua è la “Festa della liberazione dalla paura"

"L'augurio giunga a tutti - scrive il vescovo - specialmente a quanti sono segnati dalle sofferenze e dalle preoccupazioni della vita. Con affetto auguro giustizia e pace"

Con l'occasione della Pasqua giunge il messaggio augurale del patriarca di Venezia, Francesco Moraglia.

"Carissimi, desidero innanzitutto rivolgermi a tutte le persone di buona volontà, al di là delle loro fedi, etnie e culture, e lo faccio in occasione della Pasqua che, per i cristiani, celebra la risurrezione del Signore - scrive il vescovo - ed è la festa per eccellenza, la festa della liberazione dalla paura, dall’odio e dalla violenza, dal peccato. Al di là delle appartenenze tutti, in questi giorni, siamo rimasti attoniti dinanzi ai drammatici eventi di terrore e morte che i media ci propongono in tragica sequenza. E' il momento in cui siamo chiamati a reagire superando paura, tentazione di fuga, desiderio di vendetta".

E prosegue, Moraglia: "A quanti condividono la fede in Gesù dico, fraternamente, che in questo tempo di Pasqua dobbiamo più fortemente far risuonare - nei nostri cuori e nelle nostre relazioni - la buona notizia che Gesù è risorto, vive in mezzo a noi, ci dona pace e speranza e con noi percorre la strada della storia chiedendoci di fare la nostra parte come credenti e cittadini. Guardiamo con la virtù cristiana della fortezza agli ultimi drammatici fatti della Siria, di Stoccolma e delle comunità cristiane d’Egitto (tra cui quella di Alessandria, a noi veneziani molto cara per il comune riferimento a San Marco), senza dimenticare i dolorosi fatti capitati in altre parti del mondo dove moltissimi sono i perseguitati per motivi di fede; nel solo 2016 i cristiani uccisi a causa della fede in Gesù sono stati novantamila. Il terrorismo è come una “guerra” diffusa a livello mondiale, inafferrabile e incontrollabile; una guerra “a pezzi”, per usare le parole di Papa Francesco. Sia pure col sollievo per il grave pericolo scampato, grazie all’azione della magistratura e delle forze dell’ordine a cui va il nostro ringraziamento, abbiamo drammaticamente compreso che anche Venezia non è estranea a tali dinamiche. E abbiamo provato, sulla nostra pelle, la sensazione d’essere fortemente “a rischio”, come tante altre parti del mondo. Eppure, negli stessi giorni degli atti terroristici, i ramoscelli d’ulivo innalzati come segni di gioia e pace nelle nostre comunità - all’inizio della Settimana Santa - hanno indicato il bisogno, la ferma volontà e - direi - il coraggio della pace per ritrovare il senso profondo del vivere e stare, nuovamente, insieme".

"A Pasqua - ricorda il patriarca di Venezia -  siamo chiamati a dar spazio alla sola parola che ci risolleva, è in grado di sradicarci dalla paura e ci ricorda: Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: 'Pace a voi'. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: 'Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io'. Il cammino del cristiano a Pasqua consiste, così, nel liberarsi da ogni forma di paura per correre incontro al Signore risorto e vivo. Lasciamoci finalmente incontrare da Lui, come avvenne in quel mirabile e straordinario giorno al pozzo di Sicar, dove Gesù alla donna samaritana 'rivolse una parola al suo desiderio di amore vero, per liberarla da tutto ciò che oscurava la sua vita e guidarla alla gioia piena del Vangelo'.

Conclude il patriarca: "Il dono della grande festa di Pasqua - cuore del cristianesimo - è nuova occasione per ripartire, è un’opportunità che ci è data come grazia e che, a tutti, chiede umiltà e disponibilità alla conversione per passare dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce, dalla menzogna alla verità, dall’odio all’amore incondizionato. Con affetto auguro a tutti una Pasqua di verità, di giustizia e, quindi, di pace."

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