"Sono qui perché in certi periodi dell'anno la mancanza di libertà si aggiunge ai ricordi che si affollano nella mente". Il patriarca Francesco Moraglia mercoledì mattina ha varcato la soglia del carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia per i tradizionali auguri natalizi ai detenuti. Erano in circa 150 coloro che hanno assistito alla cerimonia, di tutte le religioni. Monsignor Moraglia ha sottolineato che proprio nel periodo delle feste natalizie c'è bisogno di maggiore vicinanza. E' il momento della nostalgia, così come durante l'estate o durante la fine settimana. E' il tempo in cui le celle sembrano più strette del solito. 

Anche se nel carcere di Santa Maria Maggiore sono molte le attività che permettono ai detenuti di uscire dal penitenziario, come sottolineato anche dalla direttrice del carcere Immacolata Mannarella. Numerosi i carcerati impegnati in opere di giardinaggio esterne o come pontonieri Actv o i custodi. Oltre alle tradizionali collaborazioni con le associazioni di volontariato. 

Il patriarca Moraglia ha lanciato anche un invito ad ascoltare tutte le voci, specialmente degli ultimi: "Perché solo così si può conoscere se stessi", ha sottolineato. L'ambiente del carcere non è naturalmente esente da problemi. Anche quello veneziano, al centro di ispezioni la primavera scorsa del garante nazionale dei diritti dei detenuti, Mauro Palma. Anche i sindacati della polizia penitenziaria si sono fatti sentire mercoledì mattina: "Servirebbe il 33% di personale in più - ha dichiarato Michele Di Noia, rappresentante del Sindacato autonomo di poliaiza penitenziaria - è una criticità sentita. Con l'introduzione del regime detentivo 'aperto', la struttura organizzativa va rivista".