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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Marghera / Via Carlo Alberto Radaelli

Cannizzaro, attesa per l'autopsia. Il movente si nasconde a Marghera

Il 79enne fino a cinque anni fa abitava al Lido, ma quello sarebbe un capitolo chiuso. Si continua a scavare nella sua rete di relazioni

Si attende l'autopsia per aggiungere tasselli a un puzzle che per ora rimane incompleto di pezzi che potrebbero rivelarsi fondamentali. Chi ha ucciso Alberico Cannizzaro? Chi l'ha colpito con più fendenti con una violenza tale da spezzare un coltello da cucina? Domande cui con ogni probabilità lunedì difficilmente si troverà una risposta definitiva.

Ma l'autopsia che nella tarda mattinata verrà eseguita dal medico legale Cristina Mazzarolo, come disposto dal pubblico ministero Laura Cameli, potrà comunque gettar luce su alcuni aspetti fondamentali della vicenda. Soprattutto sulla dinamica con cui l'assassino ha ucciso il 79enne residente da cinque anni in quella villetta di piazzale Radaelli che condivideva con la moglie. Assodato che si sarebbe trattato di un delitto d'impeto, pare allontanarsi la possibilità che alla base dell'omicidio ci siano questioni antecedenti al trasferimento di Cannizzaro dal Lido alla città giardino, dove spiegava di essere felice di vivere. Tra le sue piante in giardino e gli orti parrocchiali dei figli, don Corrado e don Alberto. "Ho avuto una vita piena", aveva raccontato a una catechista il giorno prima di morire.

Qualcuno gliel'ha tolta nella mattinata di giovedì scorso, in quello che appare essere un raptus. Almeno due le coltellate che avrebbero raggiunto la vittima, una tra il collo e la spalla, l'altra sulla schiena. L'esame autoptico aiuterà a capire se la vittima abbia effettivamente dato le spalle al suo assassino. E se i traumi rilevati sulle braccia possano considerarsi da difesa. Il malintenzionato si sarebbe accanito sulla vittima, forse colpendolo prima con un oggetto contundente (che potrebbe spiegare i segni sugli arti superiiori) per poi passare alle coltellate. Alberico Cannizzaro in ogni caso conosceva l'omicida, tant'è vero che gli ha aperto la porta di casa. La squadra mobile della questura sta ascoltando coloro che conoscevano la vittima per cercare di avere un quadro preciso delle relazioni che il 79enne negli anni aveva intessuto dopo il suo trasferimento a Marghera. Tutto può essere naturalmente, ma la sua vita al Lido sembra essere un "capitolo chiuso". Anche la pista famigliare sembrerebbe essersi raffreddata: oltre ai fratelli sacerdoti e alla moglie, i rapporti con gli altri parenti non sarebbero stati così stretti da giustificare un astio tale da portare al delitto.

"L'ha massacrato", si commentava giovedì sera davanti all'abitazione della vittima. Le indagini puntano quindi sul contesto relazionale di una persona descritta da tutti come con un "cuore d'oro". Si stanno ascoltando vicini di casa e amici. Tutti coloro che avrebbero potuto farsi aprire la porta da Alberico Cannizzaro. Dopodiché naturalmente ci sono anche i reperti e i possibili errori commessi dall'omicida. I fendenti sono stati assestati con un coltello da cucina che si trovava in casa e il manico è stato trovato a pochi metri dal cadavere. Sarà analizzato dalla scientifica per capire se l'assassino abbia lasciato delle impronte, così come sarebbe stata individuata un'impronta insanguinata di una suola che non corrisponderebbe alle calzature indossate dalla vittima, la quale potrebbe essere stata sorpresa mentre si accingeva a uscire di casa. Visto e considerato che indossava il cappello con frontino che utilizzava sempre durante le sue passeggiate.

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