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Cronaca

Si avvicina il processo per Matteoli, sì dalla Giunta per le Autorizzazioni

Il voto giovedì mattina al Senato. L'ex ministro, indagato per il caso Mose, ha chiesto di non patteggiare, senza volere la prescrizione

Il Senato ha approvato l'autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti dell'ex ministro Altero Matteoli, indagato nell'ambito dell'inchiesta Mose. Giovedì mattina non sono stati presentati ordini del giorno contrari, dunque si è proceduto subito al voto. Il passaggio si è reso necessario per il fatto che Matteoli ricopre il ruolo di parlamentare.

"Non ho commesso nulla e ho detto ai miei avvocati che non voglio la prescrizione - ha dichiarato in Aula il diretto interessato - E non accetto neppure di patteggiare. Perché io voglio difendermi nel processo, non dal processo, continuando a godere della stima e della fiducia di chi mi conosce". Anzi, il deputato ha chiesto direttamente ai colleghi di concedere l'autorizzazione a procedere richiesta dalla Procura di Venezia, titolare delle indagini che l'anno scorso hanno portato alla deflagrazione dello scandalo Mose, scompaginando anche gli assetti politici lagunari.

"Ringrazio i colleghi senatori che mi hanno suggerito di sollevare un conflitto di attribuzione. Io, invece, intendo evitare qualsiasi iniziativa che possa far sorgere delle ombre sul mio operato di ministro e parlamentare - ha spiegato Matteoli - Non voglio uscire da questa vicenda perché non è stata concessa l'autorizzazione a procedere, voglio uscirne andando a processo e deve essere il tribunale a stabilire la mia estraneità alle accuse. Desidero quindi sottopormi al vaglio della giustizia, agli accertamenti che, sono certo, saranno svolti con professionalità e indipendenza di giudizio. Mi difenderò con determinazione e forza perché non ho nulla da temere".

A breve si aprirà il processo nei confronti del senatore. Già a gennaio una votazione della Giunta per le Autorizzazioni a procedere aveva messo nero su bianco che i reati contestati al parlamentare di Forza Italia non fossero da considerare "ministeriali", anche se eventualmente commessi mentre il senatore era ministro per le Infrastrutture. Cosicché ad occuparsene sarà il Tribunale ordinario, con un processo che dopo l'esito del voto di giovedì si avvicina sempre più. L'indagato ha sempre dichiarato che lui, al contrario di quanto affermato dall'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, di soldi dal Cvn non ne ha mai presi. Neanche un centesimo.

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