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Cronaca Santa Croce / Ponte degli Scalzi

Giovanissimi in manette, 5 minori: ma in questura nessun genitore

Sono i componenti della baby gang responsabile di una scia di rapine a Venezia, la notte di Halloween. Indagini anche su altri episodi dei mesi scorsi

Giovani e pericolosi. Hanno tutti tra i 14 anni e i 19 anni, i sette ragazzi arrestati all'alba di domenica alla stazione di Venezia Santa Lucia, a conclusione di una notte folle all'insegna di alcol e violenze tra le calli (DETTAGLI). Solo due di loro sono maggiorenni. E potrebbe non essere tutto qua, perché le indagini continuano per stabilire se ci siano connessioni tra la baby gang bloccata nel weekend e una serie di aggressioni avvenute nei mesi scorsi, in particolare a bordo degli autobus nella Marca. Si tratta di personaggi, nonostante la giovane età, già conosciuti dalle forze dell'ordine. Tutti con precedenti. E il fatto che nessun genitore si sia presentato in questura durante la giornata di domenica (ci sono arrivati alle 5 di mattina e l'hanno lasciata verso la mezzanotte, quindi c'erano circa diciotto ore di tempo per farlo) induce a pensare che certo i giovani non vivano in situazioni familiari "normali".

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Difficile inquadrare i loro comportamenti, tra una generale tendenza all'aggressività e una perdita di controllo che li ha portati a quella scia di episodi di delinquenza di cui ora devono rispondere. Qualcuno che li ha visti da vicino dice che i loro erano atteggiamenti "euforici", probabilmente conseguenza dell'assunzione di qualche sostanza. I due maggiorenni, Z.O., 19 anni compiuti, e I.B.C., ancora 18enne, si dichiarano italiani, ma non hanno nulla per dimostrarlo: ciò che è certo è che il primo è di provenienza marocchina, l'altro è nato in Brasile, tutti e due con precedenti. Poi ci sono A.S., 15 anni del Bangladesh, già con precedenti per furto; F.A. e I.R.D., entrambi 14enni nati in Brasile, anche loro già noti alle forze dell'ordine per episodi di furto; Z.S., moldavo di 17 anni, pluri indagato per resistenza a pubblico ufficiale, favoreggiamento e furto; e G.P.M., 16 anni nato in Romania, pure lui con precedenti per furto e resistenza a pubblico ufficiale. Tutti risiedono a Treviso, per quattro di loro andranno valutate le posizioni in materia di immigrazione. Sono regolari il moldavo (munito di carta di soggiorno), uno dei 14enni di origine brasiliana (cittadino italiano) e il romeno, che è comunitario e quindi non ha bisogno di autorizzazioni per stare in Italia. Potrebbe esserci un ottavo componente, per il quale sono al vaglio le registrazioni delle telecamere. Tutti sono stati accompagnati in questura alle 5 del primo novembre e poi, al termine delle attività di rito - poco prima della mezzonotte dello stesso giorno - in carcere. Diciotto ore negli uffici della questura senza che alcun tutore si facesse vivo.

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Tutto ha inizio attorno a mezzanotte e venti a Dorsoduro, dove un testimone veneziano di 30 anni racconta di avere assistito a un'aggressione a scopo di rapina perpetrata ai danni di un venditore di rose bengalese. Dopodiché i violenti si rivolgono a lui e lo menano facendolo finire a terra, cercando oggetti di valore nelle tasche senza però trovare nulla. L'uomo è costretto a ricorrere alle cure del pronto soccorso. Passa meno di mezz'ora e una seconda segnalazione arriva da campo San Pantalon, dove intervengono i carabinieri: anche qui un'aggressione, vittima un 24enne trevigiano residente a Mestre che racconta di essere stato avvicinato con una scusa per poi venire picchiato e rapinato del suo iPhone (trovato nelle tasche di uno dei componenti della banda). I delinquenti continuano a infierire su di lui anche dopo che è finito a terra, procurandogli vistose ferite al volto. Poco dopo un terzo episodio all'imbarcadero di Rialto, dove un 21enne veneziano viene rapinato senza opporre resistenza, consegnando telefonino e portafoglio. Un altro veneziano poco più tardi finisce nel mirino del "branco" sul ponte di Calatrava: anche lui è costretto a consegnare un cellulare dopo essere finito a terra per i pugni e i calci degli aggressori. Infine il quinto episodio, quello che incastra la baby gang grazie alla presenza delle telecamere e delle nitide immagini che li ritraggono. Il branco entra nel Burger King vicino al ponte degli Scalzi. Tutti ordinano da mangiare e da bere, poi in tre salgono al  piano superiore per un sopralluogo. Scendono. Dicono agli altri che forse lì si trova lo spogliatoio dei dipendenti. C'è la possibilità di fare razzia. Così due si mettono a fare i "pali" e uno di loro si insinua nello stanzino del locale. Impossessandosi di due telefoni cellulari. Scatta la segnalazione alla polizia, che li sorprende pochi minuti dopo alla stazione ferroviaria su segnalazione del responsabile dell'esercizio, che ha staccato da lavoro poco prima e ha individuato un gruppo sospetto. Sono proprio loro: le vittime vengono invitate in questura e riconoscono gli aggressori, sia dai loro volti che dall'abbigliamento. "Prima li abbiamo cercati a piazzale Roma, poi abbiamo provato in stazione - racconta Alberto Mesto, il responsabile del Burger King - sicuramente erano drogati. L'effetto stava sparendo. Poi è arrivata la polizia".

I sette sono ben noti alle forze dell'ordine trevigiane, mentre le indagini proseguono per stabilire se alcuni di loro siano autori di altre aggressioni andate in scena in passato. Per esempio, un episodio di vandalismo avvenuto a bordo di una motonave a mezzo di un martelletto frangivetro. Parte della refurtiva è stata recuperata, mentre i delinquenti si erano liberati dei portafogli e avevano già speso una parte dei contanti. Le vittime hanno riportato lesioni, fortunatamente non gravi, tranne il veneziano che non ha opposto resistenza: i procedimenti a carico dei giovani quindi sono sia per rapina che per lesioni aggravate continuate in concorso. Si sospetta poi della presenza di un ottavo componente dileguatosi, forse in possesso proprio del martelletto frangivetro che è stato segnalato dai testimoni. Utilizzato per minacciare le vittime di turno.

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Episodi che rovinano quella che doveva essere una nottata di festa, come evidenzia il presidente del Veneto, Luca Zaia: "La gioia e la tenerezza dei bambini è stata offuscata da bulli, vandalismi e crimini che hanno fatto diventare un inferno vero la notte di Halloween. Così non va - commenta in un comunicato - O una festa, sulla quale comunque ognuno può essere contrario o d’accordo, rimane tale, o bisognerà affrontarla tenendo conto anche dei problemi di ordine pubblico che crea". Zaia parla di "situazioni inconcepibili e inammissibili, spesso veri e propri reati verificatesi in numerose città venete la notte del 31 ottobre, da Treviso a Conegliano, da Rovigo a Vicenza (dove la mascherata è servita a veri ladri per le loro razzìe), da Venezia a Gaiarine".

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