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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Mazzacurati e Baita avevano messo gli occhi sul Contorta

L'ex presidente del Cvn a marzo 2014 avrebbe avuto un incontro con Paolo Costa. Volevano sondare il terreno per l'attribuzione dell'opera

Piergiorgio Baita e Giovanni Mazzacurati avevano messo gli occhi anche sullo scavo del Contorta-Sant'Angelo, un affare che vale centinaia di milioni di euro. Come riporta la Nuova Venezia, infatti, secondo alcune intercettazioni, l'ex amministratore delegato della Mantovani e l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, dopo essere tornati uomini liberi e avere già iniziato a raccontare ciò che sapevano di fondi neri, corruzione e appalti pilotati, a marzo 2014 avevano discusso di un'altra grande opera che si profila all'orizzonte in laguna. Quello scavo del Contorta, di cui a gennaio si aspetta il responso della commissione Via nazionale, che dovrebbe permettere alle grandi navi di non transitare più per il Bacino di San Marco.

Se arriverà il nulla osta dal Governo, dunque, saranno cantieri e lavori attorno cui gireranno molti soldi. E l'intenzione dei due, che avevano già lasciato le loro cariche, era di sondare il terreno per capire se c'era la possibilità di far ottenere al Consorzio Venezia Nuova e alla Mantovani la maxi commessa. Con loro anche il presidente di una società di ingegneria padovana.

Secondo il quotidiano, dunque, tutto sarebbe finito in una relazione della guardia di finanza: Mantovani avrebbe chiesto a Mazzacurati di sfruttare la propria influenza per avere un incontro con il presidente dell'Autorità Portuale Paolo Costa. Faccia a faccia che sarebbe effettivamente avvenuto, al termine del quale Mazzacurati avrebbe pure rassicurato Baita sulla presunta "disponibilità" del responsabile del Porto ad "accogliere i loro suggerimenti". In passato già l'ex consigliere di "In Comune" Beppe Caccia aveva chiesto lumi sulla possibile assegnazione dei lavori ancora al Consorzio Venezia Nuova, punti di domanda ribaditi anche martedì assieme all'ex assessore Gianfranco Bettin, il quale punta il dito sulla "riproposizione di una logica di scavalcamento delle procedure".

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