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Cronaca Marghera

La sposa bambina stuprata racconta: "Picchiata per un caffé e torturata"

La tredicenne venduta a una famiglia macedone residente a Marghera ha ricostruito davanti al giudice l'incubo in cui era finita. Compreso lo stupro da parte del compagno diciassettenne

E' in gamba. In molti si potrebbero chiedere come possa affrontare tutto questo a 13 anni, come possa essere serena nel ricordare torture, violenze, minacce. La sposa-bambina rimasta ostaggio del suo promesso sposo 17enne e della madre "orca" da metà aprile a pochi giorni fa in un appartamento di Marghera, ieri è comparsa davanti al giudice Licia Marino, per ricostruire quanto ha dovuto subire: violentata dal giovane compagno, che poi ha "consegnato" il lenzuolo sporco di sangue alla madre affinché potesse essere mostrato a parenti e amici, accorsi per quella che poteva avere tutti i crismi di una festa per celebrare la verginità perduta. Poi botte, ustioni, azioni denigratorie. La tredicenne ha ripercorso per filo e per segno l'incubo in cui era piombata, dopo che i genitori macedoni, poverissimi, come ha precisato quasi a giustificarli la stessa giovane, l'avevano venduta per 3mila euro a una famiglia di connazionali.

Le lacrime sono scese sulle guance della ragazza solo nel momento in cui ha dovuto ricordare la tortura più terribile: quando è stata messa nella vasca e torturata con delle scariche elettriche causate dal cavo di un computer. Quella pratica le ha provocato ustioni in tutto il corpo.

La piccola è arrivata nella sede del Tribunale dei minori, in via Forte Marghera, giovedì a mezzogiorno, vestita come una qualsiasi teenager. Il suo racconto inchioda il promesso sposo e la madre, N.J. I primi "sintomi" che quello non sarebbe stato un soggiorno piacevole la tredicenne li ha avuti subito dopo aver conosciuto il giovane, per il ritorno del quale aveva dovuto attendere due settimane affinché potesse uscire dalla comunità di recupero per tossicodipendenti in cui si trovava. I primi sguardi e a tutti fu chiaro che i due non si piacevano. Poi la richiesta del ragazzo di fargli un caffè. Dopo averlo bevuto, evidentemente non gli deve essere piaciuto per qualche motivo. Subito dopo, infatti, è scattato subito un pugno al volto. E questo sarebbe stato solo l'inizio.

Le botte sono arrivate ogni giorno. Poi le torture, come quella con i fili elettrici, o l'imposizione di stare in piedi tutta la notte guardando il muro perché il suo compagno non la voleva a letto. Con la futura suocera sempre presente a controllare e incoraggiare quelle pratiche violente. Anzi, dal racconto della giovane sembrerebbe lei la vera "regista" dell'incubo.

Il marito della donna in ogni caso sapeva, e non avrebbe cercato di liberare la sua ospite da quelle angherie. Avrebbe picchiato il proprio figlio però, intimandogli di non toccare più quella tredicenne che ora dovrà convivere per sempre con ciò che ha dovuto subire. In primis lo strupro. A tredici anni. Ma lei, nonostante tutto, va avanti.

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