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Cronaca

Due anni dalla ripartenza della Berti, Filctem: "Credere nel lavoro ci ha ripagato"

"Abbiamo ottenuto la riapertura di un'azienda del territorio, in un contesto generale di cessazioni e ammortizzatori per i dipendenti. Serve maggiore coinvolgimento delle istituzioni sull'occupazione"

Era l’estate del 2015 quando la ditta di vetri e serramenti di Tessera, Berti Serramenti, chiudeva i battenti lasciando decine di lavoratori allo sbaraglio, sgomenti e con la prospettiva di diventare cassintegrati  e presto disoccupati. "In quella fase pochi avevano a cuore le sorti dei dipendenti - ricorda Davide Stoppa, Filctem Cgil -. La storia ha preso poi una piega completamente diversa. Gli addetti della società hanno unito le forze, sapendo che le loro competenze e la loro professionalità rappresentavano un capitale unico, e che avrebbero potuto rispondere alla crisi lanciando la loro sfida: costituirsi in cooperativa e ridare nuova vita all’impresa".

Sono passati 2 anni dalla costituzione dell’attività: "con grande impegno di tutti i lavoratori è stata rimessa in moto - racconta Stoppa - in una fase storica che aveva conosciuto da anni solo chiusure e dichiarazioni di fallimento. Noi di Filctem Cgil abbiamo accompagnato questo percorso credendoci fino alla fine. Riteniamo che questo lavoro portato avanti con grande tenacia, sia un esempio positivo di quello che con responsabilità e impegno si può ottenere in un paese come il nostro, dove si riscontrano varie difficoltà, burocrazie e lungaggini, con ostacoli spesso insormontabili per le attività produttive".

"Credere nel lavoro come risorsa e ricchezza per il Paese"

Di questa vertenza Filctem sottolinea gli aspetti positivi, ma non manca di porre critiche: "a chi non ha creduto in questo percorso. A cominciare da Confindustria, rimasta immobile, all'inizio del cammino che portato alla rinascita della Berti. Crediamo che per risollevare il territorio serva l’impegno comune, che a volte va oltre la normale attività degli organi istituzionali rappresentativi del paese. Perché nel cambiamento veloce della società, dell’economia e del lavoro, c’è bisogno di rivedere i modelli ai quali eravamo abituati per la competizione nazionale e internazionale. Questa esperienza positiva deve essere uno stimolo per un rilancio e deve testimoniare che spesso, dallo sforzo e dall'impegno dei lavoratori, si traggono benefici e ricchezza".

"Troppi disimpegni produttivi e lavoro povero"

"La tutela di un territorio si fa difendendo il lavoro - dice il segretario della categoria, Riccardo Colletti - ma ci vuole forte determinazione e soprattutto ruolo istituzionale. La parola dei lavoratori, se ascoltata, può dare risultati straordinari, proprio come la cooperativa Berti. Nel nostro contesto, da Murano a Porto Marghera, e in tutta la provincia, abbiamo vissuto troppe storie di disimpegni produttivi, che hanno portato alla chiusura di aziende importanti, ma anche al cambio di vocazione di varie attività produttive.

Molte società - continua Colletti - per volontà e interesse, sono diventate business 'mordi e fuggi', con l’indebolimento del tessuto economico locale. Industrie, trasformate in alberghi e residence, portano attività immediatamente redditizie ma che comportano occupazione sempre più povera e precaria e spopolamento del tessuto manifatturiero. Spesso l'interesse sembra essere gestire la dismissione attraverso gli ammortizzatori sociali. Ma questo per chiudere definitivamente l’azienda. In pochi credono al lavoro e in troppi pensano ad altri interessi”.

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