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Venerdì, 19 Aprile 2024
Overtourism

Affitti brevi, cosa prevede la bozza della nuova norma del governo

La novità principale è la permanenza minima di due notti nei comuni ad alta densità turistica. L'opposizione veneziana la giudica insufficiente e invoca l'applicazione dell'emendamento Pellicani

Ha iniziato ieri a circolare la bozza del disegno di legge del governo (a firma della ministra del turismo Daniela Santanchè) che modifica alcune norme relative agli affitti brevi: un tema che riguarda molto da vicino Venezia, dove l'overtourism è considerato un problema che incide negativamente sulla vivibilità e la residenzialità.

Secondo quanto emerso finora, la novità più importante del disegno di legge riguarda, all'articolo 4, l'introduzione della permanenza minima di due notti nei centri storici delle Città metropolitane e nei comuni ad alta densità turistica, che sono stimati in poco meno di un migliaio (restano esclusi dal divieto i nuclei familiari composti da almeno un genitore e tre figli, che potrebbero continuare a pernottare anche una sola notte, e i piccoli comuni, quelli sotto i 5mila abitanti).

Sono però emerse già diverse critiche alle restrizioni, considerate troppo blande. «La misura appare assolutamente insufficiente ad affrontare un tema così complesso - osserva Giuseppe Saccà, capogruppo Pd in Consiglio comunale a Venezia -. È una grande occasione persa e auspichiamo che possa essere ampiamente rivisto in Parlamento». «Ad oggi - aggiunge Sara Arco, delegata al turismo per la Municipalità di Venezia - la città lagunare resta l'unica in Italia a poter governare davvero il fenomeno degli affitti brevi grazie all'emendamento Pellicani del 2022. A quando il regolamento attuativo?». «Non possiamo perdere altro tempo - concludono - perché appare evidente che il governo non ha nessuna intenzione di intervenire in maniera efficace». Mentre il consigliere comunale Giovanni Andrea Martini commenta: «Lo Stato, permettendo alle locazioni turistiche di mantenere la cedolare secca, sta avvallando la concorrenza sleale e favorendo il mantenimento di un mercato dell’affitto drogato. Le affittanze brevi convengono troppo e stanno contribuendo, a Venezia come altrove, a innescare una bomba sociale, portando ad uno spostamento forzato di residenti non temporanei nelle aree periferiche delle città».

Il provvedimento, che la ministra Santanchè aveva promesso entro giugno, ha l'obiettivo «di fornire una disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento».

Le associazioni Ava (albergatori) e Bre-Ve (proprietari di alloggi turistici) hanno annunciato di avere aperto un tavolo comune per «un’analisi congiunta di miglioramento della bozza ministeriale» e chiedono innanzitutto la cancellazione della norma derivante dall'emendamento Pellicani. «Il disegno di legge - dicono Olimpia Scappini, presidente Bre-VE, e Maurizio Papa, vicepresidente nazionale Federalberghi Extra - è un’occasione per mettere ordine in un sistema che, soprattutto durante e dopo la pandemia, ha subito forti oscillazioni e creato preoccupazioni a chi vive di ospitalità». Ava e Bre-Ve condividono la parte relativa all’introduzione del codice identificativo nazionale, ma chiedono di «superare le impostazioni punitive, dove il presupposto sembra essere sempre quello che chi si affida alla locazione breve del proprio immobile agisca illegalmente».

Critico Daniele Giordano, segretario della Cgil Venezia: «Nessuno strumento e nessuna facilitazione viene di fatto concessa ai Comuni per cercare di governare un fenomeno che tanti disagi sta creando ai residenti, e che ha generato una crescita irresponsabile degli affitti sottraendo gli alloggi alla disponibilità di famiglie e lavoratori. Il governo fa decisi passi indietro rispetto a quanto stanno valutando le maggiori città europee. Questa proposta - aggiunge - serve solo ad impoverire ancora di più Venezia, che ha il mercato del lavoro più povero e precario del Veneto. Nei prossimi tempi, di conseguenza all’assenza di reali interventi, vedremo crescere ancora il numero di giovani in fuga, che già oggi spesso abbandonano il nostro territorio».

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