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Bracconaggio ittico / Cavarzere

Pesca con corrente elettrica nei fiumi: otto persone in arresto

Operazione anti bracconaggio dei carabinieri Cites di Torino. La banda si muoveva in tutto il Nord Italia per catturare abusivamente pesce che poi esportava in Romania

Otto persone sono state arrestate in una vasta operazione contro il bracconaggio ittico, eseguita dei carabinieri del Cites di Torino tra le province di Novara, Varese e Venezia. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, i componenti del gruppo utilizzavano il metodo della pesca con corrente elettrica, in vari fiumi del Nord Italia, per procacciarsi tonnellate di pesce che poi esportavano in Romania. Un sistema che, oltre a essere illegale, è considerato altamente dannoso per l’ambiente perché causa la distruzione degli ecosistemi acquatici e sofferenze per gli animali.

Le verifiche dei carabinieri hanno accertato diversi episodi di bracconaggio in varie regioni, in particolare in Lombardia (nell'area della riserva naturale Torbiere del Sebino, in provincia di Brescia) e in Piemonte, lungo il Ticino. La banda, composta da 7 persone di nazionalità romena e un italiano, gravitava principalmente tra le zone di Novara e Varese, ma si spostava anche in altre regioni. In Veneto l'operazione ha toccato la zona al confine tra Cavarzere e Rosolina, dove è stato individuato uno dei componenti della banda: con sé aveva l'attrezzatura da pesca, che molto probabilmente aveva utilizzato per praticare l'attività di bracconaggio nell'Adige. È possibile che il gruppo  avesse un contatto locale a cui appoggiarsi.

Le prime segnalazioni delle attività del gruppo risalgono al 2021. Solitamente pescavano di notte, spostandosi nei fiumi a bordo di gommoni e mettendo in acqua degli elettrostorditori, sostanzialmente pali metallici collegati a batterie da automobili. Attivandoli, partiva la scossa che stordiva i pesci e li faceva venire a galla, pronti per essere raccolti con i guadini. In questo modo riuscivano a catturare 200-300 chili di pesce ogni notte: principalmente carpe e siluri, specie che in Italia vengono consumate poco ma che nell'Est Europa hanno un proprio mercato. Dopodiché, caricando il pesce in un furgone con cella frigo, lo trasportavano in Romania per la vendita, al ritmo di circa una tonnellata alla settimana. Tutte le operazioni erano svolte utilizzando falsi documenti di trasporto e, soprattutto, senza rispettare le norme igieniche-sanitarie: secondo i carabinieri, il pesce restava nelle macchine a temperatura ambiente anche per delle ore.

Gli investigatori hanno scoperto che una parte dei proventi della vendita era stata reimpiegata per le attività di una ditta edile. Al gruppo è contestata l'associazione a delinquere finalizzata a bracconaggio, uccisione di animali, frode nel commercio, frode alimentare, commercio di alimenti nocivi, distruzione di habitat di aree protette; per due degli indagati, inoltre, autoriciclaggio. Nella giornata di ieri, 17 maggio, i carabinieri hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare e di sequestro preventivo emesso dal gip di Novara: il capo dell'organizzazione è stato portato in carcere, altri 6 sono finiti ai domiciliari e uno sottoposto a obbligo di dimora. Il decreto prevede il sequestro per equivalente di 218mila euro, ritenuto il guadagno illecito accumulato. Gli investigatori stanno setacciando i conti correnti, oltre ad avere individuato immobili, automobili e materiale appartenente alla ditta edile, principalmente ponteggi. Al blitz di ieri hanno partecipato oltre 70 militari dei gruppi carabinieri forestali di Torino, Novara e Rovigo.

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