Ca' Foscari cambia tutto. L'ateneo veneziano si prepara a dismettere i suoi palazzi del centro storico che fanno capo al dipartimento di Lingue per accentrare tutto in una nuova sede, un polo linguistico unico che, come riporta la Nuova Venezia, sorgerà in calle larga dei Ragusei. Il rettore Carlo Carraro, con l'approvazione del Consiglio di amministrazione dell’ateneo, ha già fatto partire l'operazione che, con un unico colpo di mano, porterà alla vendita dei vecchi edifici e all'acquisizione della nuova sede.

GLI EDIFICI – Lunghissimo l'elenco degli stabili coinvolti nella maxi-operazione immobiliare targata Ca' Foscari: Ca’ Bembo a Dorsoduro, che attualmente ospita il Centro di Didattica delle Lingue e il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati, non sarà più dell'ateneo, così come Ca’ Cappello a Dordosuro, dove sono ora il Centro interdisciplinare di Studi Balcanici e internazionali e il Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea e Palazzo Cosulich alle Zattere, dove ha sede il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati. Palazzo Vendramin, ai Carmini, dove hanno sede il Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, l’Istituto Confucio di Venezia e la Scuola in Studi Asiatici e Gestione Aziendale resterà a Ca’ Foscari perché è in affitto, ma non sarà rinnovato il contratto. Unico a restare nelle mani di Carraro sarà Ca’ Bernardo, sede del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati e l’Archivio Storico, che non sarà ceduto, ma destinato ad altri usi.

VOCI CONTRARIE – Se non si registrano commenti particolari da parte dell'amministrazione universitaria, che con questa operazione conta di razionalizzare la gestione delle proprietà, accorpando dove possibile e risparmiando di conseguenza, il Collettivo per la Difesa dei Beni Artistici di Ca’ Foscari non ha preso la notizia altrettanto alla leggera e ha convocato per lunedì alle 17.30 nel cortile interno di Ca’ Cappello un incontro organizzato da alcuni studenti, docenti e lavoratori. Gli scontenti lamentano la perdita delle sedi storiche dell'università, il trasferimento in quello che definiscono un anonimo palazzone moderno ma, soprattutto, sono contrari che simili importanti decisioni vengano prese senza consultare la cittadinanza e, in questo caso, professori e studenti.