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Cronaca

Venezia città "sprecona", si spende più di quanto sarebbe necessario

Lo dice il nuovo sistema di calcolo dei costi e fabbisogni standard, un metodo di confronto che permetterà di accantonare il patto di stabilità

Il Patto di stabilità, così com'è stato formulato negli ultimi anni, non è piaciuto quasi a nessuno, tra sindaci infuriati e governatori al limite della disperazione, ma il nuovo strumento messo a punto dal governo per calcolare e quindi contenere le spese degli enti locali potrebbe a breve diventare ancora più impopolare, stavolta però non per la sua scarsa flessibilità, quanto piuttosto per la sua spietata precisione. Come riportano i quotidiani locali, infatti, da Roma arriva il nuovo calcolo dei fabbisogni e costi standard, un metodo per confrontare le spese dei diversi Comuni (e Regioni), tenendo conto anche delle differenti variabili presenti in ogni territorio. E i primi risultati riservano non poche sorprese.

AL MICROSCOPIO - Il nuovo sistema, come accennato, calcola le richieste e le spese dei diversi enti locali pesando sulla bilancia anche le problematiche territoriali: rinnovare la segnaletica o sfalciare la vegetazione costa di più in montagna che in pianura, il primo soccorso è più oneroso in una città ad alto tasso di criminalità e le politiche giovanili sono più esose dove cresce il disagio sociale, giusto per fare una manciata di esempi. Il fabbisogno standard per abitante quindi è calcolato tenendo conto dei servizi offerti e delle caratteristiche sociali ed economiche della popolazione. Il nuovo metodo partorito da Sose (Soluzioni per il sistema economico spa, società del ministero dell'Economia) consentirà, in un paio d'anni, di accantonare definitivamente il patto di stabilità e, con lui, anche i tanto temuti tagli lineari, procedendo invece ad erogare finanziamenti in base alle necessità ed ai risultati degli anni precedenti.

SPRECONI E VIRTUOSI – In questi la banca dati del portale OpenCivitas si andrà a riempire di bilanci e note spesa anno per anno, ma nel frattempo sono già disponibili alcune proiezioni basate sui dati del 2010 e i risultati non sorridono certo alla laguna: nonostante il Veneto sia una delle regioni virtuose, che spende e chiede meno soldi di quanti, teoricamente, avrebbe bisogno, Venezia si porta invece tra i primi posti dei Comuni “spreconi”, conquistando addirittura il terzo scalino del podio dopo Perugia e Potenza; seguono Firenze, Roma, Padova e Bologna, mentre sul fronte dei buoni risparmiatori si trovano Campobasso, Genova, Torino e Bari, ma anche Vicenza, Verona e Treviso. La città lagunare, anche tenuto conto della crisi di Porto Marghera, degli affitti sproporzionati e degli altissimi costi per trasporti e restauri, spende il 19% in più di quanto dovrebbe, ovvero 1.209 euro per abitante contro i 979 previsti. Tra i territori più attenti al portafoglio, invece, si trova la tanto vituperata Calabria, troppo spesso accusata di spendere troppo ma in realtà ai primi posti per il risparmio amministrativo. Per il secondo round, con i dati effettivi degli ultimi anni, si dovrà attendere l'autunno, quando saranno finalmente online i risultati più recenti.

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