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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Calano ancora gli iscritti nelle scuole. Donazzan: «Serve sostegno a natalità e famiglia»

Per l'anno scolastico 2022/23 si registrano 7.142 iscritti in meno alle scuole dell'obbligo di tutto il Veneto, -711 in provincia di Venezia

Continua il trend negativo di natalità che si riflette nelle iscrizioni ai primi anni della scuola dell'obbligo: quest'anno, tra primaria e secondaria, il Veneto segna un -7.142 iscritti, dei quali 3.295 nelle primarie. Nelle scuole della provincia di Venezia, per l'anno scolastico 2022/23 si sono iscritti 6.120 studenti alle primarie (-340 rispetto all'anno precedente), 7.249 alle secondarie di primo grado (-235) e 6.656 alle secondarie di secondo grado (-136), per un totale di 20.025 iscritti alle scuole dell'obbligo (-711).

La provincia di Venezia, peraltro, va "meno peggio" di tutte le altre venete: i numeri di maggiore impatto alla primaria si registrano nei territori di Verona (-819 iscritti), Treviso (-725) e Padova (-567). Andando a vedere le percentuali, sempre nelle primarie, Rovigo evidenzia il trend più negativo (-12,6%), seguita da Verona (-10,3%) e Treviso (-9,8%). A Venezia il -5,6%.

I dati emergono dalle elaborazioni dell'ufficio scolastico veneto sui dati del ministero relativi alle iscrizioni online, la cui scadenza era il 4 febbraio. A commentarli è Elena Donazzan, assessore regionale all'Istruzione: «È come se scomparisse l'intera vallata della Valbrenta, e in Veneto scompare una vallata all'anno. Sono 35.442 gli iscritti al primo anno delle primarie della regione, con una differenza negativa rispetto all'anno precedente di 3.295 alunni, 41.973 alla secondaria di primo grado con un -3.202 su base annuale e 41.546 alla secondaria di secondo grado, -644. In totale si tratta di 7.141 iscritti in meno rispetto all'anno scolastico in corso».

Crollo delle nascite

Ogni anno, da oltre un decennio, «è un bollettino che declina nel concreto il drammatico fenomeno della denatalità - precisa Donazzan -. Nemmeno gli immigrati stranieri, che fino a qualche anno fa incidevano positivamente sul saldo delle nascite, sembrano più incidere». Un problema grave di "sostenibilità sociale" che ci conferma anche Stefano Campostrini, professore del settore di statistica sociale dell'università Ca' Foscari: «La denatalità, che ha colpito tutta l'italia, in Veneto la sentiamo soprattutto nell'ultimo decennio: il forte ingresso migratorio degli anni '90, che aveva controbilanciato il calo di nati, va esaurendosi», in parte perché l'immigrazione si è affievolita, in parte perché gli stessi stranieri fanno meno figli.

Dal problema demografico a quello sociale

Fino al periodo tra il 2005 e il 2010 nascevano in Veneto 45 mila bambini all'anno, la cifra è crollata a 32 mila nel 2020. Mille in meno ogni anno. «Quello che si pone come un problema demografico diventerà una difficoltà sociale - dice Campostrini - Oltre a zone sempre più spopolate (soprattutto le aree di Belluno e di Rovigo), si prospetta l'invecchiamento progressivo della popolazione e il rischio di servizi non più sostenibili, perché avremo poche persone che dovranno curarne tante». Il tema è prioritario: tanto per cominciare, sarebbe necessario «rafforzare i servizi per le famiglie e dare sicurezze ai giovani, anche con apposite politiche abitative»: la precarietà e i salari bassi non aiutano.

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