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Cronaca

Porto Marghera, chimici in trincea: "Giù le mani dal capannone del petrolchimico"

Colletti Filctem Cgil: "Alcuni non hanno chiaro che il sito è vivo e vegeto e ci lavorano in centinaia, e pensano di trasformare i nostri luoghi di assemblea e lavoro in musei, ma sbagliano"

A cento anni dalla sua nascita il polo industriale di Porto Marghera è destinato a far discutere riguardo al suo futuro, ai destini dell'area, alla vocazione dei terreni, alle bonifiche. Un altro simbolo del sito produttivo entra nel mirino del dibattito fra parti civili e politiche in gioco: il capannone del Petrolchimico.

Il sindacato dei chimici veneziano, la Filctem Cgil ha idee precise in merito e risponde alla Municipalità di Marghera che lo vorrebbe sede di un museo per ricordare le lotte e le gesta della protesta operaia: "Giù le mani dalla struttura - scrive Riccardo Colletti, segretario Filctem Cgil, Venezia - dove facciamo molte assemblee. Lo teniamo pulito non solo dal punto di vista igienico, vogliamo tenerlo pulito da chi si vuole appropriare di quel capannone per farne un uso diverso. Quel capannone per noi non è un museo ma è la prova vivente di cos’è e di cosa sia stato Porto Marghera con i suoi lavoratori. Di storia in quel capannone ce n’è tantissima, ma è una storia del sindacato e dei lavoratori chimici e meccanici lasciati spesso da soli proprio dalla politica e da quei soggetti che ci hanno visto come difensori di un’attività mostruosa, mentre in realtà abbiamo sempre lottato a favore dell’ambiente e della sicurezza pagando prezzi altissimi. Ed è per questo che il capannone deve restare un simbolo sindacale e una sede dei lavoratori di Porto Marghera".

Quanto al futuro della zona, scrive la Filctem: "In questi giorni stiamo assistendo ad una serie di dichiarazioni che affermano quanto Porto Marghera sia un’area di sviluppo importantissima sulla quale puntare nel prossimo futuro, semplificando però i processi sulla questione delle bonifiche. E' necessario verificare cosa c’è nei terreni sottostanti. Esiste una mappatura molto chiara che si evince dai carotaggi effettuati su tutti i duemila e duecento ettari. Da questa indagine risulta in maniera palese quale sia il tasso di inquinamento dei terreni e quali costi comporti il reinsediamento di una qualsiasi attività. Su questo non possiamo transigere o pensare, così come stanno facendo, di metterci una pietra sopra facendo passare l’idea che con la fine del marginamento delle macro isole sia finita la questione delle bonifiche».

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