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Cronaca Eraclea

Casalesi di Eraclea: gli imputati tornano liberi per scadenza dei termini

Luciano Donadio e gli altri sono stati scarcerati: nei loro confronti è stato disposto l'obbligo di dimora

Luciano Donadio e tutti gli imputati del processo Casalesi di Eraclea tornano liberi dopo quattro anni. Il 4 febbraio scorso sono scaduti i termini per la carcerazione preventiva e il tribunale di Venezia ha disposto la remissione in libertà, accogliendo la richiesta presentata dagli avvocati della difesa, e ha disposto nei confronti degli imputati l'obbligo di dimora: non potranno allontanarsi dal territorio del Comune in cui risiedono senza autorizzazione del giudice. Una misura che sarà valida fino all'esito del processo, che stabilirà le eventuali responsabilità e relative condanne, salvo nuovi provvedimenti.

Gli imputati sono, primo fra tutti, Luciano Donadio, colui che è accusato di essere stato a capo della cosca casalese trapiantata ad Eraclea, organizzazione che - secondo le indagini - per vent'anni avrebbe agito nel Veneto orientale. Oltre a lui ci sono Adriano Donadio, Raffaele Buonanno, Raffaele Celardo, Antonio Pacifico, Pietro Morabito, Mauro Secchiari, Costantino Positò, Giuseppe Puoti, Paolo Antonio Valeri, Samuele Faè, Luigi Paolì, Renato Veizi e Franco Breda. 

Nel provvedimento di remissione in libertà, il tribunale ha sottolineato che «considerato che ormai l'istruttoria dibattimentale, nella fase diservata alle difese, è nella parte conclusiva, tanto da aver determinato da disposizione organizzativa per la prossima discussione delle parti, può procedersi a una rivalutazione delle esigenze cautelari a fondamento della misura restrittiva sino a oggi mantenuta». Nello stesso documento si legge che «le esigenze cautelari possono essere adeguatamente soddisfatte, per tutti gli imputati, mediante misure coercitive di controllo, quindi l'obbligo di dimora». 

Il processo, come detto, è in corso e la prossima udienza è fissata ad aprile. Qualche mese fa, Donadio si era difeso in aula: «l'85% delle cose che dicevo non erano vere», aveva detto in risposta alle conversazioni intercettate nelle quali eranop emerse minacce anche di morte. «Fossero state reali avremmo avuto una cinquantina di omicidi, 300mila persone in ospedale ingessate. Io sono fatto così, mi rapporto così. Mi sono solo un po' vantato», aveva aggiunto. 

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