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Cronaca

Progettavano la bomba a Rialto, confermato il carcere. Cassazione: "Violenza consapevole"

Furono arrestati in marzo. Per la Corte c'è traccia di "attività concreta di addestramento e proselitismo" Dalle intercettazioni emerse il progetto di piazzare "una bomba per il paradiso"

Rimarranno in carcere i tre kosovari arrestati lo scorso marzo a Venezia con l'accusa di essere una cellula jihadista. Erano stati fermati dopo che gli investigatori avevano appurato il loro progetto di fare un attentato al ponte di Rialto, obiettivo che avrebbe fatto loro guadagnare subito "il paradiso" e che avrebbe rappresentato una "punizione" all'Italia per l'impegno nell'Onu. Oltre alle prove raccolte, infatti, i tre "si dimostrano ben consapevoli della illiceità del loro comportamento".

Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni depositate venerdì e relative all'udienza che il 13 luglio ha respinto il reclamo di F.B. (25 anni), D.H. (26) e A.B. (28, già arrestato dai servizi segreti del Kosovo), camerieri in due caffè a San Marco, contro il "no" alla scarcerazione deciso dal tribunale del riesame ad aprile. Ad avviso dei supremi giudici, dalle intercettazioni, dall'esame dei profili social, e dai pedinamenti, "appare evidente la sussistenza dei caratteri della finalità terroristica e del fine 'jihadista': sono ben consci di proporre e perseguire l'imposizione violenta della dottrina islamica integralista attraverso la guerra santa contro il nemico infedele".

Estrema importanza, secondo i giudici, riveste anche "l'addestramento fisico", "palesemente proiettato verso l'allenamento terroristico e non connotato da mere finalità sportive": le intercettazioni provano "chiaramente" che era "finalizzato alla 'guerra santa'". Inoltre, afferma la sentenza, "la costante visualizzazione e condivisione di video con istruzioni per la costruzione di esplosivi 'home made' costituisce senza dubbio un elemento di per sé gravemente indiziario".

Le conversazioni - c'è anche un quarto arrestato, un minorenne kosovaro - hanno ad oggetto "l'attività concreta di addestramento, proselitismo, progettazione di partenze come foreing fighters per la Siria e condivisione di video" per fare bombe. Per la Cassazione non ha importanza che sia una cellula embrionale, priva di armi, e con obiettivi non troppo definiti, perchè "le ultime micidiali azioni compiute da gruppi di consistente o minimale composizione numerica in alcuni Paesi europei mostrano il segno di una sostanziale imprevedibilità delle aggressioni criminali quanto agli obiettivi presi di mira ed all'utilizzo di armi ed esplosivi". "Utilizzo che a volte è stato determinante per la finalità stragista, in altri casi - rileva il verdetto - è stato del tutto ignorato, con stragi compiute, a dispetto di ogni prevedibile potenzialità offensiva dei mezzi utilizzati, attraverso l'uso di veicoli lanciati a tutta velocità contro la folla".

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