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Cronaca

Centinaia di bambini e ragazzi al Goldoni di Venezia per urlare "no alle mafie"

Mercoledì la Giornata regionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. A Venezia scolaresche e testimoni per insegnare a non dimenticare

È iniziata con un minuto di silenzio in omaggio alle vittime degli attentati di martedì a Bruxelles e a Valeria Solesin, la prima Giornata regionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, svoltasi mercoledì mattina al Teatro Goldoni di Venezia. Tra le numerose autorità intervenute, a rappresentare l'amministrazione comunale c'erano la presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano, l'assessore alla Sicurezza, Giorgio D'Este, e il presidente della Commissione consiliare Politiche giovanili, Matteo Senno. Ospite d'onore della Giornata, Matilde Montinaro sorella di Antonio, il caposcorta del giudice Giovanni Falcone, assassinato a Capaci il 23 maggio 1992.

L’evento, promosso dalla Regione Veneto in collaborazione con l'associazione Avviso pubblico e patrocinata dal Comune di Venezia, costituisce la tappa conclusiva di un progetto, durato cinque mesi, che ha coinvolto circa 800 studenti di 15 scuole della regione in un percorso di conoscenza del fenomeno mafioso attraverso incontri con esperti, rappresentanti delle forze dell’ordine, associazioni e giornalisti. I ragazzi hanno inoltre approfondito le storia di tre vittime di mafia, due venete e una siciliana: Cristina Pavesi, studentessa universitaria di Conegliano Veneto, rimasta uccisa nel 1990 nell'esplosione provocata da un ordigno fatto esplodere da alcuni esponenti della “mafia del Brenta” durante l'assalto ad vagone portavalori; Silvano Franzolin, carabiniere  morto nella strage della Circonvallazione di Palermo del 16 giugno 1982, mentre era impegnato nel trasferimento di un boss mafioso; Rosario Livatino, il “giudice ragazzino”, magistrato presso il Tribunale di Agrigento, assassinato il 21 settembre 1990, mentre si recava al lavoro.

“L'impegno delle Istituzioni – ha sottolineato la presidente Damiano - è necessario e doveroso, ma non basta. Serve un cambio di rotta, una rivoluzione morale e culturale che sia capace di riscoprire valori come la giustizia, l'onestà, la dignità dell'uomo. C'è bisogno di educare le coscienze, perché ognuno si assuma le proprie responsabilità, piccole o grandi che siano, e scelga di vivere da cittadino vero. Alla memoria e all'omaggio a tutte le vittime della mafia si deve unire il nostro impegno quotidiano a vivere onestamente, a fare il nostro dovere anche quando costa fatica, a non venire a patti con logiche di vendetta e di sopraffazione con la scusa che viviamo in un mondo difficile in cui è meglio farsi furbi e pensare agli affari propri”.

Dopo gli interventi delle autorità, la parola è passata ai ragazzi, che attraverso letture, video, micro rappresentazioni teatrali e persino una canzone scritta per l'occasione, hanno condiviso i frutti dei lavori fatti in classe: racconti di quanto fatto, ma soprattutto riflessioni, domande e proposte rivolte a se stessi, a tutti i giovani, alle Istituzioni.

“Dobbiamo chiedere scusa a voi ragazzi – ha esordito Matilde Montinaro nel suo intervento – per il mondo che vi abbiamo lasciato; forse potevamo fare di più. Non chiamiamo eroi le vittime di mafia, perché questa parola non diventi un alibi per non fare la propria parte. Alla parola legalità, tanto abusata da diventare uno slogan, sostituiamo la parola responsabilità: il vostro contributo sia il prendere coscienza, l'avere senso critico, perché è di giovani come voi che la mafia ha paura”. Dopo la lettura dei nomi delle circa 900 vittime innocenti delle mafie, l'incontro si è concluso con un messaggio di impegno e la consegna del mandato a restituire alle scuole e alla comunità di appartenenza quanto vissuto nella Giornata della memoria.

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