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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Cronaca

Al centro antiviolenza una donna al giorno. Vittime in maggioranza italiane e scolarizzate

I dati del Comune di Venezia. Incontri tra operatori e carabinieri, obiettivo allargare e rendere più efficace la rete di aiuto. Segnalazioni in aumento, ma la maggior parte non denuncia

Sono 135 le donne che quest'anno si sono rivolte al Centro antiviolenza del Comune di Venezia. Praticamente una al giorno. Numeri in leggero aumento, secondo le realtà che se ne occupano, anche in conseguenza ad una maggiore consapevolezza del problema, sia da parte delle vittime che delle istituzioni. Nel 2016 sono state 311 le donne seguite dall'istituzione, sono oltre 6mila in tutto da quando è nato il centro, nel 1994. Mentre la rete antiviolenza è stata istituita nel 2013, con dati costanti, perché la piaga della violenza sulle donne continua a essere presente. Chi chiede aiuto sono per tre quarti donne italiane e con alta scolarizzazione. "Un fenomeno che ha a che fare con una cultura in cui chi detta la relazione è l'uomo - è stato detto all'incontro di mercoledì tra carabinieri, Comune e operatori - Relazioni non equilibrate che sfociano in atteggiamenti violenti. Fino ad arrivare alle tragedie: i femminicidi sono sopra il centinaio a livello nazionale. Uno ogni 3 giorni".

LA VICESINDACO LUCIANA COLLE

Violenze non solo fisiche ma soprattutto psicologiche, come ha spiegato la vicesindaco Luciana Colle: "Ci sono questioni di ricatto economico, di dipendenza dall'uomo. Ricatti in cui vengono messi di mezzo i figli". Una decina di queste donne trovano attualmente una protezione nelle due case rifugio messe a disposizione dal Comune, 3 di queste da inizio anno: le strutture sono autogestite dalle vittime di violenza, insieme ai loro bambini, nel tentativo di recuperare la propria autonomia, soprattutto a livello lavorativo. Nelle case rifugio ci sono regole molto rigide, a partire dalla segretezza della loro collocazione. Per questo a volte si è dovuto procedere all'allontanamento.

Per potenziare la rete il centro donna/centro antiviolenza e il comando provinciale carabinieri di Venezia hanno organizzato una serie di incontri tra gli operatori del settore dell’Arma e del Comune in cui approfondire prassi e procedure, definire un lavoro condiviso, fissare un focus di intervento per la valutazione del rischio. Gli incontri sono previsti a Venezia, Mestre, Chioggia e Camponogara. "Questo progetto vede coinvolti tutti i comandanti di stazione del territorio, che sono punti di riferimento sia per le municipalità che per i cittadini - spiega Claudio Lunardo, comandante provinciale del Corpo - Qui viene affrontato il problema di approccio, che può essere utile per indurre una persona a denunciare. Perché la questione principale in questo tipo di fenomeno è che le vittime abbiano la forza di raccontare il proprio incubo,  nella convinzione che non saranno abbandonate".

IL COMANDANTE PROVINCIALE DEI CARABINIERI, CLAUDIO LUNARDO

Per la vicesindaco Colle la collaborazione coi carabinieri è fondamentale perché hanno una presenza capillare sul territorio: "Questo settore è una vera piaga, ed è trasversale - ha detto - Le violenze economiche o psicologiche magari rispecchiano situazioni più subdole, meno evidenti. Ci stiamo lanciando anche a livello metropolitano, perché la realtà del centro antiviolenza sta diventando eccellenza. Tre quarti delle donne che si presentano sono italiane e la loro scolarizzazione è elevata, un dato che deve fare riflettere".

Sulla stessa lunghezza d'onda una delle responsabili del Centro antiviolenza: "Dal 1994 più di 6mila donne si sono rivolte a noi - ha spiegato - Di queste, 108 sono state ospitate in case rifugio in caso di pericolo di recidiva, con 100 bambini. Eppure sono solo una parte, il 15-20% di quelle che subiscono violenza. La donna denuncia in pochi casi, e tardi: una donna in media chiede aiuto dopo 8 anni. Spesso non lo fa anche per la lunghezza dell'iter giudiziario. Il percorso giuridico non va di pari passo con lo sviluppo della vita di una donna, magari il processo le ricaccia indietro nel passato. La collaborazione dei carabinieri serve soprattutto per la valutazione del rischio, perché quando la donna si espone per lei è il momento più pericoloso. In situazione di stalking è possibile aiutare la donna informandola su alcuni utili piccoli accorgimenti (come salvaguardare documenti importanti o cambiare la serratura di casa), per evitare che si aggravi la violenza".

Presente anche una delle cooperative che collaborano nella gestione del Centro: "Il meccanismo che impedisce alle donne di attivarsi è l'isolamento - è stato spiegato - che mantiene la violenza. Lavoriamo anche rispetto ai vissuti delle donne, affinché possano riappropriarsi delle loro competenze. Lavoriamo sull'autonomia, magari aiutando nella ricerca di un lavoro. Una delle violenze più concrete è quella economica, di cui spesso le donne non sono consapevoli. Non è un caso che le denunce di violenza siano più numerose nel Nord Europa, lì le strutture sono all'avanguardia. Qui, a Venezia, siamo nella media nazionale. In Emilia-Romagna la situazione è più rosea. E' questione di cultura - conclude - lì le reti antiviolenza sono nate ben prima che da noi. Ma siamo sulla buona strada".

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