Il centro disturbi alimentari di Portogruaro si rinnova e raddoppia
Ristrutturazione a ampliamento costeranno 1,2 milioni di euro, 300 mila dei quali finanziati dalla Regione
Partiranno a breve i lavori di ristrutturazione e ampliamento del centro contri i disturbi alimentari (Dca) di Portogruaro, punto di riferimento storico per l'intero Veneto. In un'unica struttura di mille metri quadri saranno disposti su due piani gli ambulatori, il centro diurno e la comunità per minori che potrà ospitare fino a dodici giovani. L'annuncio è stato dato dall'assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, in occasione della giornata del Fiocchetto Lilla, dedicata alla sensibilizzazione contro i disturbi alimentari.
L'intervento costerà 1,2 milioni di euro e potrà contare su 300 mila euro finanziati direttamente dalla Regione. «La realtà di Portogruaro rappresenta uno dei nostri centri più storici e fa parte di una rete capillare di presa in carico che coinvolge tutte le Ulss del Veneto con realtà dedicate ai Dca. - ha commentato Lanzarin - L'integrazione tra sanità e sociale nell’approccio a queste patologie è fondamentale, come lo è l’inserimento delle giovani, ma anche dei ragazzi, nella società attraverso esperienze ludiche e di impegno lavorativo».
L'attività del centro di Portogruaro
Ogni anno, a Portogruaro, vengono seguiti più di trecento nuovi utenti, tremila in tutto negli ultimi dieci anni, con un’età media che si è progressivamente abbassata. Ad essere prese in carico sono soprattutto ragazzine, in netta maggioranza rispetto ai maschi, molte con un'età di nove o dieci anni. Il 70% proviene da altre aziende sanitarie e regioni, anche dal centro-sud Italia.
Il centro di Portogruaro assicura alle proprie assistite la regolarità del percorso scolastico, grazie alla didattica a distanza attivata da anni con le scuole di riferimento, e partecipa da tempo ad attività di ricerca nel campo dei Dca, in collaborazione con diversi atenei, tra i quali l'università di Padova, e promuove diverse progettualità innovative per sostenere il recupero e il reinserimento anche lavorativo delle utenti. Da qualche anno ad esempio è attivo il progetto "Farfalle al mare", che nasce con l’obiettivo di integrare il percorso terapeutico riabilitativo con momenti di socializzazione, gioco, studio, relazione, ma al di fuori del contesto strutturato della comunità.