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Sanità / Zelarino

Il centro trapianti allogenici dell'Angelo raddoppia

Il reparto pratica la trasfusione di cellule staminali da donatori esterni, la chance più concreta di sconfiggere alcune malattie gravi come la leucemia. La disponibilità passa da 3 a 6 posti letto

Il centro trapianti allogenici dell'ospedale dell'Angelo raddoppia la propria attività: ampliato e rinforzato con più personale, da lunedì è ripartito con le cure dei pazienti affetti da gravi patologie tramite il trapianto di cellule staminali da donatori esterni. L'Ulss 3 è intervenuta aumentando sia i posti letto, portati da 3 a 6, sia le stanze, da 2 a 4. «Ora - ha riferito il primario di ematologia Renato Bassan, presentando le novità - possiamo raddoppiare il numero di trapianti, passando da 20 a 40 all'anno: è un traguardo straordinario, che permette di evitare che gli utenti siano costretti ad andare fuori regione per le cure di questo tipo». Il reparto, che sta già ospitando due pazienti, è costituito da un ambiente a bassa carica microbica, con due anticamere-filtro e postazioni con caratteristiche che garantiscono le necessarie condizioni di sicurezza agli utenti immunodepressi.

L'importanza del reparto si evince da alcune cifre. Nelle persone malate di leucemia acuta, ad esempio, la chemioterapia garantisce quasi sempre la remissione completa ma non sconfigge definitivamente la leucemia: questa si ripresenta e, nella maggior parte dei casi, porta alla morte. Con il trapianto di cellule, invece, si passa da una possibilità di sopravvivenza del 20% ad una del 50-60%. A spiegare il sistema dei trapianti allogenici è la dottoressa Cristina Skert: «Per molte patologie - ricorda - è l'unica possibilità di cura: consiste in una trasfusione delle cellule del donatore al paziente, quindi nell'incontro tra due sistemi immunitari. Nel trapianto allogenico i linfociti del donatore eliminano definitivamente la malattia», ma a questo punto resta comunque un rischio di complicanze. «La ricostruzione del sistema immunitario - spiega la dottoressa - è un percorso lungo e complesso».

Fino a pochi anni fa i pazienti, per ricorrere a questa cura, dovevano andare fuori regione. Le cose sono cambiate gradualmente a partire dal 2018 e ora, con la nuova configurazione, l'ospedale di Mestre dovrebbe essere autosufficiente e in grado anche di dare un contributo a utenti provenienti da altri territori. «Il reparto - commenta il direttore dell'Ulss 3, Edgardo Contato - esegue procedure di alto valore tecnico e scientifico. La nostra ematologia è un centro di eccellenza che impiega una tecnica all'avanguardia in un trattamento che, per alcune persone, è l'ultima spiaggia».

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