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Cronaca Santa Maria di Sala / Via Caltana

Cesare Battisti rischia l'espulsione dal Brasile per documenti falsi

L'ex terrorista condannato all'ergastolo in Italia uccise nel 1979 Lino Sabbadin, macellaio di Caltana, per rapina. Potrebbe tornare

Cesare Battisti, ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo condannato all'ergastolo in contumacia in Italia nel 1993 per quattro omicidi compiuti alla fine degli anni '70, e da anni rifugiatosi in Brasile, potrebbe essere espulso dal Paese che l'ha ospitato fino ad oggi. Un possibile ritorno destinato a scuotere le coscienze soprattutto dei familiari delle vittime del terrorismo di quegli anni. Come quella di Adriano Sabbadin, figlio di Lino, macellaio di Caltana che nel 1979 venne ucciso da un commando di Battisti a scopo di rapina. Da sempre chiede giustizia per il padre che ha perso decenni fa.

DOCUMENTI FALSI – A pesare sul conto dell'ex terrorista ci sarebbe una condanna per la falsificazione di timbri del servizio immigrazione sul passaporto con il quale entrò nel Paese, nel 2004. In Brasile è prevista infatti anche l'espulsione per chi sfrutta documenti contraffatti per varcare il confine. Battisti aveva presentato ricorso contro la sentenza ma, stando a quanto riporta un'agenzia di stampa locale, il Tribunale superiore di giustizia brasiliano avrebbe respinto la richiesta dell'italiano. Ora la sentenza passerà in mano a José Eduardo Cardozo, ministro della Giustizia brasiliano, che deciderà come procedere.

RIFUGIATO POLITICO – Battisti, dopo gli omicidi e le condanne, era scappato prima in Francia e poi, temendo l'estradizione, aveva ripiegato in Brasile, dove però era finito in manette nel 2007. Dopo 4 anni in un carcere a Brasilia, l'ex terrorista era stato liberato nel 2011 e, dopo che la Corte Suprema aveva respinto la richiesta di estradizione dell'Italia, era riuscito ad ottenere lo status di rifugiato politico. In Italia la notizia di una sua possibile espulsione dalla nazione sudamericana ha già suscitato le prime reazioni: una nota di una deputata Pdl annuncia un'accoglienza “a celle aperte”.

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