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Cronaca

Accessi impropri e attese ai Pronto soccorso, l'analisi Cgil. Ulss 3: «Ecco i dati»

Il sindacato: «Poliambulatori e medici di base insufficienti: la gente non trova risposte e corre all'Angelo». L'azienda: «Criticità monitorate da tempo. Non mandiamo via nessuno qualsiasi sia il problema sanitario, anche se devono attendere»

Urgenze, assistenza sanitaria, domanda di cure e tempi di attesa negli accessi ai Pronto soccorso veneziani: un tema sempre all'ordine del giorno, che coinvolge ogni azienda sanitaria, e sul quale la Cgil della città metropolitana ha compiuto un'indagine assieme alle categorie Spi dei pensionati e Fp, la Funzione pubblica. In base ai dati Ulss 3, per l'organizzazione e le due sigle sindacali «la media delle prestazioni è "impropria" e altissima: pari al 47 per cento degli accessi al Pronto soccorso in codice bianco, all’accettazione dei pazienti in triage». 

«Un cittadino che non trova risposta ai suoi bisogni di salute nelle 24 ore, si presenta in Pronto soccorso - affermano Daniele Giordano segretario Cgil, Daniele Tronco segretario Spi e Marco Busato segretario Fp Cgil - La stessa Regione Veneto ha previsto l’attivazione degli ambulatori dei codici bianchi per cercare di dare risposte ai cittadini che nel territorio non le trovano. Anche l’istituzione del triage infermieristico che ha determinato ulteriore carico di lavoro con personale dedicato dimostra che il problema non è la classificazione nei diversi codici, ma la possibilità di rispondere poi al numero altissimo di persone che si recano nelle strutture. In particolare la popolazione anziana più di altre fasce di età risulta costretta a utilizzare queste strutture per i propri bisogni di salute».

L'assistenza garantita

Un problema che, spiega Ulss 3, è da tempo al centro dell'attenzione. «Un'azienda sanitaria non può mandare via chi viene in Pronto soccorso con un qualsiasi problema sanitario anche se dovrà farlo attendere - argomenta l'azienda sanitaria veneziana -  e non può far lavorare ancora di più i medici e gli infermieri dei pronto soccorso. Da qui il ricorso a operatori sanitari "esterni" senza i quali - lo sa Cgil che da anni non si trovano medici da assumere? - i pronto soccorso chiuderebbero. Questo è quanto è possibile fare, mentre si sta realizzando quella sanità territoriale a cui il sistema sanitario regionale lavora da tempo e che non si costruisce certo con la bacchetta magica di un comunicato stampa del sabato pomeriggio».

Lungi dal raccontare che tutto funziona, prosegue Ulss 3, per prima e da anni l'azienda sanitaria segnala come la pressione sui Pronto soccorso sia in costante crescita e sia provocata in buona parte da accessi impropri. E però agisce con gli strumenti che le sono consentiti per legge. È una bella favola sostenere che esistano soluzioni semplici ad un problema complessissimo. Le criticità che il sindacato sottolinea sono monitorate e analizzate da sempre e quotidianamente dall'azienda sanitaria. Stupisce che sia l'azienda sanitaria, e non il sindacato, a difendere pubblicamente il lavoro faticoso e la gigantesca dedizione degli operatori sanitari per venire incontro alle richieste, pur spesso improprie, di chi si reca in pronto soccorso».

I tempi d'attesa

Situazione particolarmente critica anche in considerazione dei tempi di attesa. «Per molte prestazioni c'è un'attesa lunga in strutture non sempre adeguate come quella dell’Angelo che non ha dimensioni sufficienti - continua Cgil - Il risultato è che i Pronto soccorso sono intasati ma per prestazioni che dovrebbero trovare risposta fuori dall’ospedale perché non sono riconosciute come “urgenti” e dovrebbero essere risolte dal medico di medicina generale, dal medico di continuità assistenziale o nei poliambulatori sul territorio. Questo utilizzo improprio dei Pronto soccorso determina inevitabilmente un significativo aumento dei costi e il sistema delle cooperative è fallimentare. La Regione attraverso l’Ulss 3 dovrebbe procedere all’attivazione (finalmente) delle strutture nel territorio. La carenza di personale è evidente e riguarda tutto ciò che ruota intorno al Pronto Soccorso a partire da medici, infermieri, operatori socio sanitari, tecnici di radiologia e di laboratorio».

Tempi di attesa ai Pronto soccorso, dati Ulss 3 elaborati da Cgil Venezia

Accessi e attese ultimi giorni

Nei dati del sindacato sono considerati i numeri del 2020. «Si tratta degli accessi riferiti solo a quell'anno - dice Ulss 3 - Cgil non comprende anche il 2019, il cui numero non era inferiore a quello attuale. Siamo tornati quindi ai livelli pre covid, non è che sta saltando il sistema territoriale come qualcuno potrebbe pensare guardando i dati di crescita degli accessi. I numeri attuali e i tempi di attesa che abbiamo fornito, non ancora perfetti ma molto migliorati negli ultimi tempi, sono frutto del lavoro di oltre sei mesi in cui sono state risolte moltissime criticità, portando i tempi a quelli che ora si rilevano dai dati».

Accessi della settimana scorsa ai Pronto soccorso Ulss 3, dati dell'azienda sanitaria

L'Ulss 3 ringrazia il personale dei Pronto soccorso. «E di tutti quei reparti in difficoltà con gli organici a causa dell'impossibilità di reperire personale, nonostante la Regione ciclicamente autorizzi bandi e concorsi. I dati forniti dal sindacato - aggiunge l'azienda - non sono aggiornati e sono presentati in modo ambiguo: in questa tabella (quella sopra) ci sono i reali tempi di permanenza dei pazienti in Pronto soccorso dell'ultima settimana - nei cinque Pronto soccorso ospedalieri e nel punto di primo intervento del Lido - Per permanenza si intende il tempo intercorso dal momento in cui il paziente accede al Pronto soccorso a quello in cui viene dimesso, fornite tutte le necessarie prestazioni. Questi dati vengono monitorati e gestiti quotidianamente con i responsabili e le direzioni mediche per adottare tutte le misure necessarie a gestire gli importanti flussi di utenti che accedono ai servizi».

«Chiediamo con forza all’Ulss Serenissima - scrivono Giordano, Tronco e Busato - di ascoltare le richieste sindacali in merito all’organizzazione dei servizi e ai carichi di lavoro: serve un’azione congiunta, di tutti i soggetti coinvolti, per risolvere le difficoltà serie che stanno determinando la sfiducia dei cittadini verso il sistema sanitario pubblico che rischia una crisi senza ritorno».

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