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Cronaca Fondamenta Misericordia

Eventi nella chiesa della Misericordia, il patriarca critico: "Non si tutela così la città"

Moraglia contro lo Chapel Club, aperto di recente. "Un luogo che era sacro ora ha solo funzione commerciale". I gestori: "Non è un bar, ma uno spazio legato a iniziative culturali"

Un luogo per eventi all'interno di quella che una volta era una chiesa. Prevedibile che l'idea attuata nell'edificio di Santa Maria della Misericordia a Venezia avrebbe fatto storcere il naso a qualcuno: lo Chapel Club, aperto recentemente, ha attirato l'attenzione anche del patriarca Francesco Moraglia, che si chiede se questa trasformazione sia rispettosa nei confronti di un bene artistico ed architettonico di tale valore. L’edificio in questione - già da molto tempo chiuso al culto - non è mai stato di proprietà della Diocesi o della Curia patriarcale di Venezia; apparteneva invece all'ordine religioso dei Frati Servi di Maria, che l'ha ceduta a privati nel 1973.

"Spiace comunque rilevare che tale edificio - scrive Moraglia - sia ora proposto come spazio per un cocktail-bar e spiace osservare le immagini che lo reclamizzano secondo un allestimento che utilizza i luoghi liturgici dell’ex chiesa come suppellettili adattate alla sua nuova funzione; tra le immagini pubblicate si vede, ad esempio, l’altare adibito a credenza per appoggiare shaker e bottiglie, accanto a quello che una volta era il tabernacolo".

Per i gestori, però, è errato definire lo Chapel Club "un bar": "Cerchiamo di valorizzare questo luogo - spiegano - Qui vengono organizzate iniziative culturali, anche in questo momento nella sala principale è ospitata una mostra fotografica. La cappella laterale, che gestiamo, è adibita a eventi privati, solitamente legati alle mostre. Oppure presentazioni di libri, esposizioni di opere. Alla Misericordia sono stati fatti importanti investimenti, sempre nel rispetto dell'ambiente in cui ci troviamo".

Per il patriarca c'è "il rammarico di veder richiamato il contesto originario e sacro di quel luogo (nel quale il pane e il vino, cibi eucaristici, un tempo offerti e consumati avevano ben altro rilievo e significato) solo in funzione e ad interesse esclusivo del suo nuovo uso commerciale". "Ci si chiede - conclude - se quest’ultimo corrisponda pienamente a quei doveri di attenzione, salvaguardia, tutela, decoro e, in una parola, rispetto autentico che si dovrebbe avere di ogni luogo o bene artistico ed architettonico, specialmente quando esso risulta di così alto e particolare valore simbolico".

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