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Cronaca Portogruaro

Chiude il servizio psichiatrico a Portogruaro, Usl 4: «Riorganizzazione inevitabile»

Filippi: «Carenza di personale fatto nazionale. Sono in corso assunzioni di dirigenti psicologi ai Centri di salute mentale». Il comitato Difesa Sanità Pubblica: «Nessuno dei 90 posti per specializzazione finanziati dalla Regione è destinato alla Psichiatria»

«La città è preoccupata per la notizia della chiusura del Servizio psichiatrico ospedaliero a Portogruaro». È la reazione del Comitato Difesa Sanità Pubblica Usl 4 dopo aver appreso che sarà un day hospital (struttura attiva solo di giorno, con personale e funzionalità ridotta) a sopperire alla chiusura del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc). «In una situazione dove si è concordi nel sottolineare come la pandemia prima e la situazione economica poi, abbiano accentuato ed esteso i problemi psichiatrici nella popolazione, questa ulteriore chiusura di servizi dedicati alla salute mentale nella Regione Veneto genera ulteriori problematiche», commenta Salvatore Esposito del Comitato.

«L'apertura di un day hospital rischia di lasciare senza risposta le acuzie psichiatriche di una ampia parte del territorio della Usl 4 - continua - D’altra parte, l’ampliamento del reparto di San Donà a 18 posti solleva domande circa le dotazioni a disposizione per i maggiori impegni di cura ed assistenza. E rappresenta un preoccupante precedente per la creazione di reparti con più letti rispetto a quanto indicato dalle stesse normative della Regione Veneto e della legge». Le difficoltà, per il Comitato, sono anche di natura logistica. «Il reparto è lontano rispetto alla comunità di vita dei pazienti, per cui si rendono problematici il ricovero, i contatti con i curanti abituali e quelli con i familiari. Il direttore generale dell'azienda sanitaria del Veneto orientale, Mauro Filippi, giustifica la chiusura di Portogruaro con la carenza di specialisti, attribuendola alla programmazione nazionale che la Regione Veneto aveva cercato più volte di ampliare. Non comprendiamo però come, di fronte a questa carenza, nessuno dei 90 posti aggiuntivi per specializzazione finanziati dalla Regione con un importo di oltre 9 milioni di euro per l’anno accademico in corso, sia destinato alla Psichiatria.

«Il dato certo dal quale partire - commenta Usl 4 - e per il quale si sta per avviare una revisione organizzativa, non più rinviabile, è la carenza a livello nazionale di medici psichiatri, così come avviene anche per altre discipline. A fronte di una carenza su scala nazionale non vi sono margini di discrezionalità da parte delle aziende sanitarie, e nemmeno hanno responsabilità i sindaci, poiché la determinazione del fabbisogno e la conseguente programmazione nelle scuole di specialità non è stabilita a livello locale, ma nazionale. Su questo tema la Regione Veneto è peraltro da anni attiva per ottenere un incremento dei posti da parte del ministero dell’Università, che ad esempio quest'anno si è riusciti a ottenere per il corso di laurea in Infermieristica a Portogruaro». L'azienda sanitaria ha aperto dei tavoli di confronto e nei prossimi giorni incontrerà i sindaci e gli altri portatori di interesse, come già avvenuto con i rappresentanti dei lavoratori. «Condivideremo - fa sapere la Usl - le soluzioni più efficaci da mettere in campo per potenziare l’assistenza territoriale che accoglie la quasi totalità degli utenti, basti pensare che in regime di ricovero ordinario in Spdc viene trattato meno del 16% degli utenti della salute mentale e che la percentuale si riduce all'1,4% quando si parla di ricoveri urgenti. Sono in corso assunzioni di nuovi dirigenti psicologi che affiancheranno le equipe territoriali e i Centri di salute mentale, punto di accesso ai servizi».

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