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Cronaca Santa Maria di Sala / Via Tabina

La conferma, Speedline se ne va da Santa Maria di Sala a fine 2022: gli oltre 600 operai bloccano la produzione

La direzione aziendale, Alix Partners e i legali di Bonelli Erede lo hanno detto oggi al tavolo con le parti sociali. È certo quanto trapelato nei giorni scorsi: il gruppo Ronal ha deciso di delocalizzare l’attività di Tabina in Polonia

Il rischio che la veneziana Speedline chiuda i battenti della sede di Santa Maria di Sala, dove lavorano più di 600 persone, oggi è diventato realtà. La società di automotive, che produce ruote in lega leggera e fa parte della multinazionale svizzera Ronal, lo ha confermato al tavolo con i sindacati Fiom e Fim e i rappresentanti aziendali (Rsu) dei lavoratori: a fine 2022 delocalizza la produzione in Polonia. Appena l'hanno saputo i dipendenti, che arrivano qui anche dalle vicine province di Padova e Treviso, hanno bloccato l'attività. Lo stabilimento è rimasto fermo e ora a turno continueranno lo sciopero fino a domattina alle 6.

I vertici hanno affidato alla direzione aziendale e allo studio Alix Partners, per la parte economico-finanziaria, e allo studio legale Bonelli Erede, l’incarico di presenziare al tavolo con le parti sociali. Ed è appunto arrivata la conferma di quanto trapelato nei giorni scorsi: il gruppo Ronal ha deciso di cessare l’attività dello stabilimento di Tabina (Santa Maria di Sala) entro la fine del 2022 per delocalizzare la produzione. «Una scelta inaccettabile e incomprensibile», per i sindacati. Secondo l’azienda l’eccessivo costo di produzione ha portato il gruppo a perdere fatturato negli ultimi due anni. Le segreterie Fim Cisl e Fiom Cgil di Venezia e le Rsu sono in stato di agitazione e sciopero di 8 ore per tutti i turni di lavoro. «Attiveremo tutte le iniziative possibili per fermare questa decisione e costringere Ronal a cambiare idea e restituire il futuro ai lavoratori Speedline e a questo territorio». Sono già calendarizzati i tavoli d’incontro con le istituzioni locali, regionali e nazionali. Domani, martedì 7 dicembre, si terrà l’incontro con il sindaco di Venezia. Giovedì 9 le parti sono convocate all’unità di crisi della Regione Veneto in collegamento con il Mise. «Con le segreterie nazionali - affermano i sindacalisti Michele Valentini (Fiom) e Matteo Masiero (Fim) - abbiamo già chiesto la convocazione di un tavolo al ministero dello Sviluppo economico. Siamo disponibili a discutere di un nuovo piano industriale o di qualsiasi prospettiva implichi il mantenimento di tutti i posti di lavoro nel sito veneziano. Questa vertenza varcherà i confini del nostro territorio, della regione e arriveremo alle porte del gruppo Ronal. Non permetteremo che portino via un pezzo di industria strategica del nostro paese».

«Inaccettabile che l'annuncio di chiusura di un'azienda arrivi tramite media - commenta il capogruppo regionale di Fratelli d'Italia Raffaele Speranzon - con i lavoratori all'oscuro di tutto. Manca il rispetto verso gli operai, ma anche quello istituzionale, e per questo già oggi porteremo in aula un ordine del giorno, sottoscritto da tutti i consiglieri di Fratelli d'Italia e la consigliera e presidente della sesta commissione, Francesca Scatto di Santa Maria di Sala, sul caso Speedline, per chiedere alla giunta regionale una presa di posizione, e perché si attivi al governo per trovare strumenti per tutelare i lavoratori contro la delocalizzazione selvaggia delle multinazionali. Ci interfacceremo con il nostro assessore alle politiche lavorative Elena Donazzan, che già segue personalmente da vicino la vicenda, per dare tutto il nostro supporto affinché anche la Regione Veneto possa il possibile per salvare le centinaia di posti di lavoro in ballo. Sono basito dal fatto che l'azienda abbia saltato a piè pari la prassi comune, annunciando in modo irrituale subito la chiusura anziché attivare tutte le possibili soluzioni per evitare la crisi e per salvaguardare la produzione e i posti di lavoro. Al nostro senatore e coordinatore veneto, Luca De Carlo, chiederemo di farsi portavoce in Parlamento delle preoccupazioni dei lavoratori veneziani».

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