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Cronaca Tessera

La base Alitalia chiude, il personale farà il "check-in" a Roma e Milano

La denuncia delle sigle sindacali, che raccontano i problemi dei lavoratori che ogni giorno dovranno timbrare il cartellino a centinaia di chilometri da casa

La compagnia di bandiera italiana smantella le sue stazioni venete e, per lavoratori e sindacati, è il momento di far sentire la propria voce. Tra la fine di settembre e la prima metà di ottobre chiuderanno infatti le basi Alitalia di Venezia e di Verona ed il personale addetto alla navigazione (un centinano fra i due scali) dovrà far base a Roma o a Milano nonostante i voli nazionali ed internazionali con destinazione da e per le due città venete restino sostanzialmente immutati. Si viene così a creare un forte disagio per i lavoratori che per prendere servizio dovranno presentarsi a centinaia di chilometri di distanza (Roma o Milano) dalla propria residenza, utilizzando mezzi (aerei o treni) su cui potrebbero esserci problemi ad ottenere la giusta prenotazione, e un aggravio di costi per l’azienda che oltre a rimborsare il trasporto deve provvedere a frequenti sistemazioni in albergo.

“Forse un po’ più di flessibilità (mentale e organizzativa) – scrivono da Filt Cgil - sarebbe indispensabile per la nuova proprietà di Alitalia che anche durante la vicenda legata all’acquisto ha dimostrato rigidità eccessive (vedi la vicenda della cassa integrazione) oltre che poca comprensione per le condizioni del proprio personale che magari, se messo in condizione di vivere con meno stress e più serenità, può dare anche una maggiore resa in termini di lavoro”.

“Nella complessa vicenda Alitalia e nella difficile trattativa con Ethiad - scrive in una nota Federica Vedova, segretaria regionale della Filt Cgil - oltre al drammatico epilogo dei licenziamenti, ancora una volta ci si deve confrontare con una scelta aziendale che poco ha a che fare con il risparmio (e conseguente riduzione del costo del lavoro) e molto invece riguarda dinamiche a noi oscure. Ci riferiamo nello specifico alla chiusura di tutte le basi di Alitalia (Venezia e Verona per il Veneto) e relativo trasferimento coatto di tutto il personale di volo negli ultimi hub rimasti: Roma e Milano”.

“La scelta – prosegue la nota - ci risulta inspiegabile poiché il personale navigante, una sessantina di persone solo per la base di Venezia e una quarantina per quella di Verona, continuerà a lavorare per l'azienda partendo dai propri luoghi di residenza e recandosi nelle due basi rimaste, con tutte le difficoltà temporali e di gestione familiare che la lontananza del luogo di lavoro comporta. Al personale che in passato ha scelto Venezia o Verona, e che consapevolmente ha confermato un radicamento territoriale con l'acquisto di una casa e il conseguente trasferimento della propria famiglia, si trova costretto al ripensamento della propria dimensione individuale, sempre con il ricatto del possibile licenziamento. Si aggiunga a questa riflessione che il personale che dovrà prendere servizio a Roma o a Milano costerà maggiormente all'azienda per le spese collegate agli spostamenti verso l'aeroporto di riferimento e il relativo pernottamento in albergo. Ci piacerebbe raccontare un'altra storia – conclude Vedova - ma sebbene gli attori siano cambiati il copione rimane lo stesso!”

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